Pippo Baudo (all’anagrafe Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo) potrebbe finire di fronte ad un tribunale a Roma per rispondere del reato di diffamazione. A renderlo noto sono state numerose testate giornalistiche nostrane come Today ed Adkronos, le quali hanno reso noto che a querelare l’istituzione del Festival di Sanremo sia stata nientemeno che Federica Gagliardi.
La Gagliardi, meglio nota alle cronache con il suo appellativo mediatico di “dama bianca” (a causa dell’ovvio richiamo al consumo ed allo spaccio di cocaina) ha citato in tribunale Pippo Baudo a causa di alcune sue dichiarazioni probabilmente sin troppo azzardate, che potrebbero ora rischiare di costare una condanna al conduttore.
L’udienza preliminare del processo si terrà domani mattina (mercoledì 22 settembre 2016, nda) a Roma. al cospetto del giudice Costantino De Robbio. Nella fattispecie le parole incriminate pronunciate da Baudo sarebbero relative al 2014, anno in cui l’accusato si sarebbe esposto contro la “dama bianca” sciorinando con nonchalance epiteti sin troppo coloriti.
Va precisato per dovere di cronaca che la stessa Federica Gagliardi – membro dell’ex entourage di Silvio Berlusconi, quando quest’ultimo ricopriva il ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri nel 2010 – sia stata arrestata soltanto pochi giorni più tardi presso l’aeroporto di Fiumicino, nel quale era sbarcata dopo un viaggio a Caracas portando con se 24 chili di cocaina.
Nonostante questo fatto, le parole che Pippo Baudo riservò alla spacciatrice furono effettivamente tutt’altro che lusinghiere. Nel corso della trasmissione “La vita in diretta“, il presentatore ebbe a dire, riferendosi sempre alla cosiddetta dama bianca: “Questa ragazza seguiva i politici all’estero, era impiegata addirittura alla Regione a Roma, e l’hanno beccata a Fiumicino con venticinque chili di eroina. Questa mignotta!“.
Affermazioni che domani potrebbero ora costargli un processo per diffamazione, qualora il giudice ritenesse opportuno accogliere le recriminazioni della Agliardi (oggi collocata agli arresti domiciliari, in attesa del processo d’appello) ed avviare il procedimento penale.