Chiara Ferragni costretta a risarcire una pensionata per il caso del Pandoro-gate

Il recente epilogo del “Pandoro-gate”, con il risarcimento simbolico a una pensionata che aveva creduto nella beneficenza promessa da Chiara Ferragni.

Chiara Ferragni costretta a risarcire una pensionata per il caso del Pandoro-gate

Nel panorama del marketing d’influenza italiano, il caso Ferragni-Pandoro ha indubbiamente segnato uno spartiacque tra il fascino della promozione social e il dovere di trasparenza verso i consumatori. La vicenda, iniziata nel periodo natalizio di un anno fa, ruotava attorno al celebre Pandoro Pink Christmas, lanciato dalla regina delle influencer Chiara Ferragni in collaborazione con l’azienda dolciaria Balocco.

La promessa? Una parte del ricavato sarebbe stata devoluta all’ospedale Regina Margherita di Torino per l’acquisto di un nuovo macchinario. Questa prospettiva solidale aveva spinto migliaia di persone all’acquisto, tra cui una pensionata di 76 anni, la signora Adriana di Avellino. Animata dal desiderio di contribuire a una buona causa, la donna aveva comprato il pandoro per sé e per i suoi familiari, sicura di partecipare a una raccolta fondi benefica.

Solo dai successivi sviluppi mediatici, la signora ha scoperto la verità: la donazione promessa da Ferragni non era legata direttamente alle vendite, e il meccanismo solidale era stato presentato in modo ambiguo. Sentendosi tradita nella fiducia, la pensionata ha deciso di costituirsi parte civile nel processo per truffa aggravata, diventando simbolo di una generazione che, pur non avendo dimestichezza con i social network, si affida ai messaggi veicolati dalle personalità del web.

Le indagini hanno portato alla luce la scarsa chiarezza delle campagne promozionali e la debolezza delle “clausole di trasparenza” nello storytelling pubblicitario. La svolta è arrivata negli ultimi giorni: Ferragni ha deciso di chiudere la questione con risarcimenti simbolici. Ad Adriana, che aveva richiesto i danni patrimoniali e morali, saranno versati circa 500 euro. Una somma ridotta, ma carica di significato legale e morale.

L’accordo extragiudiziale sancisce la volontà della parte accusata di riconoscere il torto percepito, evitando strascichi processuali. La signora revocherà l’istanza di parte civile all’udienza del 4 novembre, e molto probabilmente riceverà supporto anche per le spese di patrocinio. Il caso ha destato scalpore sui media nazionali e scatenato dibattiti online. Le questioni aperte sono molteplici: quanto pesa la responsabilità degli influencer che sponsorizzano iniziative solidali? Le aziende dovranno assumere nuovi standard di trasparenza nelle partnership con personalità seguite da pubblico vasto e spesso eterogeneo?

La risposta della giustizia italiana, benché limitata nell’entità del risarcimento, stabilisce un precedente che va ben oltre le regole del mercato. Questa vicenda riflette la domanda ricorrente sul ruolo etico del marketing d’influenza: i consumatori, grazie anche ai social, sono oggi più attenti – e attrezzati legalmente – di quanto si pensasse. La Ferragni, pur mantenendo il proprio successo, dovrà con questa lezione rimodulare le future campagne e le modalità di comunicazione, avviando una nuova stagione di responsabilità sociale nella pubblicità. La speranza è che la storia di Adriana, pensionata che voleva fare beneficenza e si è sentita raggirata, possa essere un monito per tutti i protagonisti dell’economia digitale di oggi e domani.

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