E’ il turno di Belen Rodriguez al Tribunale di Milano. No, la bella showgirl argentina non è presente al processo come imputata, ma come testimone della brutta vicenda che ha visto coinvolte Le Iene, accusate di diffamazione dalla Cairo Editore, a causa dell’accusa in diverse puntate, da parte del programma, di mettere in dubbio la veridicità di alcuni articoli dei settimanali Nuovo e Diva e donna, appartenenti appunto alla Cairo Editore.
Da una parte la Cairo Editore, quindi, e dall’altra Luca Tiraboschi, ex direttore di Italia 1, Davide Parenti, autore e regista de Le Iene, Filippo Roma, giornalista del programma, Elenoire Casalegno, Vanessa Incontrada, Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo, tutti a processo con l’accusa di diffamazione.
Durante il processo, Belen ha lanciato anch’essa accuse contro i due settimanali, che “spesso hanno pubblicato mie interviste che non ho mai rilasciato, tutte bufale che ci mettono a disagio. Già in passato ho sporto querela a diversi giornali ma è finito tutto in niente. Adesso non ce la faccio più perché sono stanca di spendere soldi per niente“. Incalzata dalle domande di accusa e difesa, alla fine Belen è sbottata: “Che brutta situazione…“.
Al centro del servizio delle Iene, effettuato appunto da Filippo Roma, vi erano la Casalegno, la Incontrada e la coppia D’Alessio-Tatangelo, che hanno affermato che le interviste del settimanale erano, in sostanza, inventate. In realtà, però, la Cairo Editore ha portato in tribunale le registrazioni di quelle interviste, conservate negli archivi dei due periodici, sbugiardando così Le Iene e i quattro vip che hanno denunciato il fatto davanti alla telecamera.
Belen è apparsa subito abbastanza agitata, ed ha urlato ai giornalisti: “Cosa mi riprendi a fare: non è il processo del secolo, non c’è nessuno scoop…”, e la showgirl non ha nemmeno autorizzato le riprese all’interno dell’aula. Nonostante il divieto della Rodriguez, è dovuto intervenire il giudice della quarta sezione penale del Tribunale di Milano, Maria Teresa Guadagnino, a sfollare i giornalisti, per consentire il regolare svolgimento del processo.