Belen Rodriguez, il racconto del sequestro: "Legata con una pistola puntata alla testa"

Al "Corriere della Sera" Belen Rodriguez ha raccontato una storia davvero agghiacciante vissuta insieme alla sua famiglia: vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Belen Rodriguez, il racconto del sequestro: "Legata con una pistola puntata alla testa"

Belen Rodriguez non ha mai nascosto il suo  difficile passato quando ancora viveva in Argentina, ma il racconto sul “Corriere della Sera” hanno lasciato tutti a bocca aperta. Momenti di terrore quelli vissuti dalla bella modella insieme alla sua famiglia, quando sono stati vittime di un sequestro.

I malviventi hanno preso in ostaggio Belen e i suoi familiari, per fortuna la terribile vicenda non ha avuto un epilogo tragico, ma la paura è stata tanta e la Rodriguez, dopo anni, ha deciso di raccontarlo in esclusiva al noto quotidiano nazionale. Ecco come è andata la vicenda.

L’angosciante racconto del sequestro di Belen Rodriguez

Belen inizia a raccontare ricordando quanto sia stata severa l’educazione che suo padre le ha impartito. Ricorda che non poteva indossare gonne corte, ascoltare musica, andare a ballare o partecipare ai viaggi organizzati dalla scuola. Le uniche canzoni che poteva ascoltare, erano quelle religiose: “Insomma, non potevo fare niente, a parte frequentare la chiesa e prendere parte alle iniziative religiose tipo le escursioni. Una volta abbiamo fatto un’escursione in montagna, senonché ci perdiamo e arriva la notte. Camminiamo sul sentiero stretto, in fila indiana, mano nella mano. Nei tratti pericolosi io chiudevo gli occhi e stringevo forte la mano di Mariano, il ragazzino che mi piaceva. Allora pensavo: vorrei che questa notte durasse tantissimo. Per la sensazione speciale di fidarci l’uno dell’altro”.

Belen continua poi il suo racconto precisando che la paura non consisteva nel camminare di notte nel bosco, ma era la vita di tutti i giorni, con famiglie intere che non avevano nulla da mangiare e malviventi pronti a rubare nei supermercati, arrivando anche a uccidere per ricavare qualche soldo.

Un giorno arrivano da noi. In otto, armati e drogati di colla. Io ero in giardino, mi prendono per i capelli, mi trascinano dentro. Ci legano, pistole puntate alla testa. Oggetti rubati? Dalle tazzine di caffè alle forchette. Dalla televisione alle lenzuola. Vestiti, scarpe, mutande, il mio book fotografico da modella. Con lo stipendio del volantinaggio avevo comprato un paio di stivali a rate. Neri, con le borchie, il mio orgoglio. Così, mentre loro saccheggiano casa, io, con le mani legate, riesco a spostarmi e a prendere gli stivaletti per nasconderli nella fessura del divano letto. Stivaletti salvi!”

Il terrificante racconto continua e Belen ricorda di essere stata chiamata in bagno dai rapinatori: “Penso: se non mi uccidono tutto il resto va bene, il resto lo posso dimenticare. Nel bagno loro vogliono sapere il numero del conto corrente di mio padre. Nient’altro. Dopo otto ore vanno via con tutte le nostre cose, ma ci lasciano vivi. Un’esperienza terribile che ha segnato in maniera indelebile Belen, fino a farle prendere la decisione di scappare da quel mondo pericoloso e cercare di realizzare i suoi sogno. Così sbarca in Italia e il resto della storia è noto a tutti.

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