Anna Mazzamauro: "Detesto le monache, le picchierei"

Ospite in un programma radiofonico, Anna Mazzamauro racconta il suo odio verso le suore, non generalizzando, ma raccontando la sua esperienza con loro.

Anna Mazzamauro: "Detesto le monache, le picchierei"

Anna Mazzamauro, l’ottantunenne attrice romana, celebre soprattutto per il suo ruolo nella saga cinematografica Fantozzi, dove ha interpretato la Signorina Silvani, ha raccontato il suo astio verso la figura delle suore. La donna, successivamente, spiega di non voler generalizzare, ma di raccontare la sua personale esperienza.

L’odio, come lo definisce lei stessa, nasce molti anni fa, quando Anna era solo un’adolescente: essa, fu mandata dai genitori, a studiare in un’istituto religioso, dove trovò delle monache terribili. La donna racconta la sua carriera scolastica, che era pessima nelle materie scientifiche mentre invece era ottima nelle materie umanistiche: “Avevo nove e dieci in latino, italiano e greco, voti bassissimi in materie scientifiche“.

L’attrice, durante l’intervista rilasciata per il programma radiofonico I Lunatici, motiva anche la scelta dei genitori: “I miei avendo intravisto questo turbamento mentale, questo essere preda dei demoni del teatro, mi hanno mandato sempre dalle suore sperando di combatterlo“. Ma proprio quelle figure religiose, invece che donarle un motivo di ragionamento costruttivo, le hanno lasciato un ricordo bruttissimo che, a distanza di anni, sembra ancora essere più vivo che mai.

Detesto le monache, quando le incontro per strada le picchierei. ” aggiunge l’ottantunenne. Successivamente, spiega anche che non vuole generalizzare, poichè è sicura dell’esistenza di religiose buone, ma si riferisce solamente a quelle con cui ha avuto a che fare lei. Inoltre, racconta anche la sua scelta di fare l’attrice, che non era ben vista dalla sua famiglia.

Vengo da una famiglia normale, borghese. Questa figlia che voleva fare la ‘bottana’ da grande veniva vista male.”, racconta ai microfoni de I Lunatici. Lei stessa era arrivata a credere di essere una amorale, giungendo addirittura al punto di porgersi con gli altri come una “povera disgraziata“. Oggi, con la consapevolezza dettata dall’esperienza, crede che se i genitori avessero accettato la sua vocazione, invece che tentare di combatterla, probabilmente avrebbe sofferto di meno.

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