Alessandro Borghese dichiara: "Il Covid è un viaggio all’inferno"

In un nuovo podcast pubblicato in anteprima dal Corriere della Sera, il popolare chef ha raccontato i giorni terribili in cui è stato confinato lontano dalla famiglia a causa del Coronavirus.

Alessandro Borghese dichiara: "Il Covid è un viaggio all’inferno"

Come molti suoi colleghi del mondo dello spettacolo e non, anche il rinomato chef televisivo Alessandro Borghese ha contratto il Covid-19. Fortunatamente, della sua famiglia è stato l’unico a essere colpito dal virus: sua moglie Wilma Oliverio e le loro due figlie Alexandra e Arizona, infatti, sono risultate negative ai test fatti subito dopo scoperta della sua positività.

Ciò da un lato è stato un sollievo, dall’altro, purtroppo, ha comportato la necessità per Alessandro Borghese di isolarsi, allontanandosi dalla famiglia. E questo è stato motivo di grande sofferenza. La solitudine provata, la paura e la mancanza di qualsiasi tipo di contatto sono state descritte dallo simpatico protagonista di “4 Ristoranti” in un podcast pubblicato dal Corriere della Sera.

Il Covid-19 raccontato da Alessandro Borghese

Borghese ha definito il Covid-19 un vero e proprio “viaggio all’inferno”. Nonostante i suoi sintomi, per quanto invalidanti, non fossero così gravi come in altri malati che sono stati ricoverati e hanno rischiato la morte, sono stati comunque sufficienti ad abbatterlo emotivamente. La perdita del gusto e dell’olfatto, in particolar modo, è stata vissuta da Borghese come una vera e propria “pena del contrappasso” dal sapore dantesco.

Come nel celebre girone dell’Inferno la pena era commisurata al delitto, così il figlio dell’attrice Barbara Bouchet ha spiegato di essere stato privato in pochissimo tempo delle doti peculiari di uno chef. Dopo oltre due decenni della sua vita passati ad annusare, assaggiare, sperimentare sapori nuovi e assaporare aromi di ogni tipo, Borghese si è trovato infatti a non distinguere più una pasta condita da una in bianco.

E poi i dolori incessanti e la solitudine, la stanchezza estrema che gli impediva di essere autosufficiente e la paura di peggiorare. “Ho sete. Voglio quella bottiglia d’acqua, ma non riesco ad aprirla: mi fa male la schiena, il braccio, la mano, le dita, la lingua” narra Alessandro Borghese nel podcast del Corriere della Sera. “Non ci riesco. Sono sempre solo. Chiuso su questo piano, l’ultimo di casa, quello dedicato proprio alle mie bimbe… quanto mi mancano. Sto male. Piango in silenzio, questa solitudine è il male” dice ancora, ribadendo più e più volte di volere l’abbraccio di sua moglie e delle sue figlie. Un abbraccio che per fortuna un paio di settimane dopo è arrivato.

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