La popolare cantante salentina Alessandra Amoroso è rimasta coinvolta in una spiacevole querelle giudiziaria a causa delle riprese del videoclip di “Fidati ancora di me”, effettuate nei palazzi dell’Ater nel quartiere romano di Tor Marciana, ma senza alcuna autorizzazione meno che mai pagamento del relativo canone.
Stando a quanto pubblicato dall’autorevole testata giornalistica nazionale del “Corriere della Sera“, alcune scene del video musicale – facente parte dell’album “Vivere a colori” – sono state quindi girate tra le residenze di edilizia popolare di Roma, così come dinanzi i caratteristici graffiti del progetto “Big City Life”.
Una scelta ben pensata dai produttori e dai realizzatori dei brani della Amoroso, che hanno voluto così avvicinare la musica della cantane salentina alle realtà più complesse e difficili della capitale, che mai come in questo periodo hanno bisogno di messaggi positivi e di segnali di incoraggiamento, come con tutta evidenza voleva esserlo anche quello di Alessandra.
Stando alla ricostruzione dei fatti da parte del direttore generale dell’Ater, Franco Mazzetto, nel febbraio scorso la casa di produzione BMovie Italia srl aveva presentato regolare richiesta all’Ater per girare il video nei luoghi poi oggetto del contendere. L’azienda aveva quindi ricevuto la richiesta, ma aveva risposto che a fronte dell’autorizzazione era necessario pagare mille euro al giorno oltre ad un deposito cauzionale di 2500 euro.
La risposta della casa di produzione musicale non ha tardato ad arrivare. Nella missiva si diceva – stando alle parole del Direttore generale dell’Ater – che stavano valutando la possibilità di rimandare ad una data futura ancora da definire la realizzazione del videoclip, ritirando quindi la richiesta di autorizzazione precedentemente presentata.
Il grande seguito e la popolarità della cantante ha però fatto sì che un dipendente dell’Ater si imbattesse per caso nel video di “Fidati ancora di me”, dove si vedevano con chiarezza i vialetti condominiali delle residenze in questione, oltre al lastricato solare del civico 63, così come il sottostante giardino.
Una situazione inaccettabile perché la dirigenza Ater si era fidata delle parole dei produttori, e oltre al sapore della beffa dato il titolo della canzone – “Fidati ancora di me” – aveva anche tutti gli elementi per far si che l’Ater presentasse una formale denuncia contro la BMovie Italia, chiedendo conto e ragione del suo operato.