La comunità del ballo è in lutto per il decesso della ballerina Michaela Mabinty DePrince, nota per essere comparsa nel video “Hope” tratto da “Lemonade” di Beyoncé. La danzatrice professionista del Boston Ballet e star del documentario “First Position” del 2011 è infatti morta all’età di 29 anni, come confermato in una dichiarazione pubblicata sul suo account Instagram venerdì 13 settembre, nella quale non è stata rivelata la causa del suo decesso.
“Con dolore nel cuore, condividiamo la perdita della ballerina stellare Michaela Mabinty DePrince, la cui arte ha toccato innumerevoli cuori e il cui spirito ne ha ispirati molti, lasciando un segno indelebile nel mondo del balletto e non solo“, inizia la dichiarazione. “Rappresentava un faro di speranza per molti, dimostrando che, nonostante gli ostacoli, la bellezza e la grandezza possono emergere anche dai luoghi più oscuri“.
Michaela era cresciuta orfana in Sierra Leone prima di trasferirsi negli stati Uniti quando venne adottata da una famiglia americana insieme a sua sorella Mia. “Fin dall’inizio della nostra storia in Africa, quando dormivamo su una stuoia condivisa nell’orfanotrofio, Michaela e io inventavamo i nostri spettacoli musicali“, ha scritto Mia su Facebook, “creavamo i nostri balletti“.
Dopo il trasferimento in America, Michaela è entrata alla Scuola di Ballo Jacqueline Kennedy Onassis dell’American Ballet Theatre grazie ad una borsa di studio. La sua carriera professionale è stata costellata da casi di discriminazione razziale, come quando le fu detto ad 8 anni che non poteva esibirsi come Marie ne Lo schiaccianoci perché l’America non era pronta per una ballerina nera, o quando aveva 9 anni ed un insegnante disse a sua madre che non valeva la pena investire denaro per le ballerine nere.
Michaela è riuscita a dimostrare che avevano torto, entrando nel Dance Theatre of Harlem nel 2012. Ha successivamente ballato per il Balletto Nazionale Olandese, dove fu l’unica ballerina di origine africana, e si è unita al Boston Ballet come solista principale nel 2021. Nel 2014 raccontò la sua storia in un libro, intitolato “Ora so volare“.