Erika Trojer è nata a San Candido (Bolzano), e da tempo trasferita nel Comasco, e la sua parola d’ordine nella creatività artistica è sempre “sperimentare”. Ha un laboratorio che funge anche da galleria d’arte dove espone regolarmente le sue opere, lo “Spazio Forno” di Cernobbio. Il suo quartier generale, infatti, è un vecchio forno recuperato e trasformato in atelier, mentre i luoghi in cui cerca ispirazione e oggetti da utilizzare sono discariche, laboratori, spazi industriali: qui recupera i materiali di scarto che le serviranno per le sue creazioni, a metà tra arte e design, tra attitudine scultorea e ricerca funzionale.
Di recente ha esposto a New York in un evento promosso dalla prestigiosa Clen Gallery dal titolo “Parallel vision”. Ha partecipato anche alla fiera internazionale “Ecomondo” di Rimini nell’anno dedicato al tema della luce dove ha esposto quattro delle sue celebri lampade realizzate con occhiali da sole.
Ogni pezzo nato dalla fucina di Erika è un universo a sé, perché nasce da un gesto d’amore. Il suo è un canto di accoglienza che parte dal mondo e al mondo si rivolge dando nuova vita, con arditi e sempre eleganti assemblaggi, a frammenti ingiustamente scartati che non sono più parte del processo produttivo quindi destinati alla polvere e all’oblio.
Spesso le ricerche di una tavolozza di materiali quantomai vasta, dalle latte di vernice agli occhiali da sole, dai bossoli ai circuiti stampati, portano Erika nel Comasco: ha dato vita nuova a rocchetti gettati da industrie tessili al termine del processo produttivo di manufatti serici, ma anche a biberon raccolti dalle nursery del territorio.
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.”