Smog: la Polonia è messa peggio della Cina

Spesso la Cina viene immaginata come una nazione dove la gente è abituata a convivere con elevati tassi di inquinamento. Eppure anche in Europa esistono delle realtà che sono addirittura peggio della Cina: è questo il caso della Polonia.

Smog: la Polonia è messa peggio della Cina

Nei paesi in cui le norme a protezione dell’ambiente non sono assai stringenti, spesso assistiamo a fenomeni di smog davvero dilaganti. E’ questo il caso di alcune città cinesi spesso avvolte da una velenosa coltre di nebbia sporca. In questi casi i telegiornali sono molto solerti a trasmettere delle immagini al limite dell’apocalittico.

In tali frangenti l’allerta oltre a determinare l’interruzione dei voli, può comportare anche la chiusura delle scuole. Non è quindi un caso che in queste situazioni le autorità sconsiglino addirittura di uscire dalle proprie abitazioni. Lo stesso governo cinese ha infatti riconosciuto che avventurarsi al di là dell’uscio di casa sarebbe un vero e proprio “azzardo”.

Alla vista di queste scene inquietanti, ci riteniamo davvero fortunati ad abitiare nella “più verde Europa”, dove fenomeni del genere sono sconosciuti, o almeno così pensiamo che siano. Ma putroppo non è così. È sì vero che realtà come quelle cinesi e indiane sono molto lontane, ma anche nel nostro continente esistono città che soffrono dello stesso male. E nel caso della Polonia sono stati raggiunti anche dei livelli superiori alla tanto vituperata “tigre asiatica”.

Secondo l’ultimo report pubblicato dall’Organizzazione Mondiale delle Sanità, nella classifica delle 50 città più inquinate dell’UE del 2016, di queste ben 33 sono in Polonia. La maglia nera spetta alla città di Zywiec, conosciuta anche per l’ononima birra. Subito dopo troviamo la città di Pszczyna.

Ma il peggio è stato raggiunto lo scorso mese di dicembre a Skala, cittadina poco distante da Cracovia. Qui i livelli di particolato hanno raggiunto la soglia di 979 microgrammi per metro cubo d’aria, contro i 737 di Pechino. Un primato certo poco invidiabile. Ma l’intera zona industriale al sud del paese non sta certo meglio. Come se non bastasse, il paese in nessuna delle 46 aree sottoposte a monitoraggio rispetta il contenuto della direttiva europea “Clean air for Europe”.

A dispetto di quanto si possa pensare, la colpa non è imputabile alle auto, ma all’eccessivo consumo di carbone. E i continui richiami dell’Unione Europea a nulla sono valsi. Anzi, il partito ultraconservatore attualmente al governo, “Legge e Giustizia”, continua ad investire nel combustibile fossile. E la ragione è presto detta: circa 100 mila polacchi sono attualmente impiegati nelle varie fasi di estrazione, lavorazione e commercializzazione del carbone. Per non perdere il loro appoggio, l’esecutivo polacco ha già ideato un programma di protezione e potenziamento delle industrie a carbone; allo stesso tempo sono previste penalizzazioni per chi investe nell’energia eolica. In altre parole non si vede ancora la luce in fondo al tunnel.

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