Secondo l’organismo ONU della biodiversità è in arrivo la sesta grande estinzione di massa

Secondo i dati raccolti dall'organismo ONU per la biodiversità, l'uomo sta provocando la sesta grande estinzione di massa, ma secondo gli esperti è ancora possibile salvare il pianeta se si prendono subito dei provvedimenti.

Secondo l’organismo ONU della biodiversità è in arrivo la sesta grande estinzione di massa

I dati preoccupanti arrivano dalla relazione stilata dall IPBES, Piattaforma Intergovernativa di Scienza e Politica sulla Biodiversità e i Servizi Ecosistemici, che ha preso in considerazione i cambiamenti avvenuti sul pianeta Terra negli ultimi 50 anni. Il quadro che ne risulta è piuttosto drammatico, in quanto circa un milione di specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione.

La perdita della biodiversità è un grande rischio anche per gli ecosistemi, da cui dipende anche la specie umana. In modo particolare a rischiare sono: più del 40% degli anfibi, circa il 33% dei coralli di barriera e più di un terzo di tutti i mammiferi marini; circa il 10% delle varie specie di insetti; circa il 9% di tutte i mammiferi addomesticati si sono estinti nel 2016 e 1000 ne sono ancora in pericolo.

Un altro dato importante che emerge da questo rapporto è che purtroppo le cause, dirette e indirette, di tutto ciò che sta accadendo al nostro pianeta dipendono dell’uomo. La velocità dei cambiamenti globali è dovuta alle modificazioni dell’utilizzo dei terreni e dei mari, allo sfruttamento degli organismi e all’inquinamento globale. Secondo gli esperti qualcosa si può ancora fare per salvare il pianeta, ma dovranno essere dei cambiamenti più incisivi di quelli previsti attualmente.

Bisogna ricostruire tutto ciò che è stato distrutto e per raggiungere tale obiettivo serviranno circa 500 anni. Il principale cambiamento che suggeriscono gli esperti è quello alimentare. Ad esempio, l’alimentazione umana influisce molto sulla biodiversità marina, in quanto mangiamo principalmente i predatori del mare, mentre invece non dovremmo disdegnare pesci come acciughe, sardine e palamite.

Anche il consumo della carne andrebbe diminuito drasticamente, perché il suo processo produttivo prevede la trasformazione di materie prime, già commestibili, come riso, orzo e granoturco. Inoltre gli allevamenti intensivi contribuiscono all’aumento dell’inquinamento e dell’effetto serra.

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