Riscaldamento globale: nel 2100 le temperature medie potrebbero aumentare di 7 gradi

Secondo uno studio scientifico francese, tra i tanti scenari climatici possibili per il 2100, quello più pessimista non esclude che le temperature potranno subire un aumento medio di 7 gradi rispetto al periodo pre-industriale.

Riscaldamento globale: nel 2100 le temperature medie potrebbero aumentare di 7 gradi

Uno dei maggiori problemi che l’umanità dovrà affrontare nel corso di questo secolo è rappresentato dalla crisi climatica. I gas serra, il riscaldamento globale, l’inquinamento e le catastrofi ecologiche sono dei temi sempre più di attualità che la politica e i governi non possono sottovalutare.

Alla luce di questa premessa, un recente ed autorevole studio portato a termine dal Centre national de la recherche scientifique (Cnrs), dal Commissariat à l’énergie atomique (Cea) e da Météo-France ha voluto realizzare una serie di scenari climatici che potranno presentarsi agli occhi di chi vivrà nell’anno 2100. Per dare vita a questa analisi è stato necessario unire lo sforzo di oltre 100 scienziati transalpini che hanno fatto largo uso di diversi supercomputer.

Questi ultimi hanno lavorato ininterrottamente per un totale complessivo di 500 milioni di ore, in quanto chiamati ad elaborare una mole impressionante di dati pari a 20 petabyte, in altre parole 20 milioni di gigabyte. Alla fine sono stati ricavati una serie di modelli, da cui il più pessimista arriva a non escludere per il 2100 un innalzamento delle temperature medie di 7 gradi rispetto al periodo pre-industriale.

Ovviamente a distanza di 80 anni da questa data, i governi avrebbero tutto il tempo per abbandonare i combustibili fossili, orientandosi forse fonti energetiche pulite e rinnovabili. Ad ogni modo, solo il migliore di tutti gli scenari arriva a sostenere che sarà possibile limitare l’innalzamento delle temperature medie di 2 gradi, permettendo così di centrare gli obiettivi sottoscritti con l’Accordo di Parigi. Ma per rendere tutto ciò possibile, bisognerebbe agire nel più breve tempo possibile: il punto di non ritorno è fissato infatti per il 2020.

Non da ultimo, la ricerca mette in preventivo l’aumento degli episodi di caldo estremo, che da eventi eccezionali diventeranno sempre più una costante dei prossimi decenni. La lunga e opprimente calura vista nel 2003 si tramuterebbe in una consuetudine, anzi, esisterebbe un 40% di possibilità che quanto visto allora possa presto ripresentarsi in maniera ancor più marcata ed insopportabile. Se ciò dovesse mai verificarsi, entro il 2080 l’Artico arriverebbe a perdere la sua calotta durante i periodi più caldi dell’anno.

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