Quest’anno nel nostro splendido mar Mediterraneo sono state avvistate e segnalate nuove specie aliene portando il numero delle nuove invasioni ad oltre 800, stima triplicata dal 1980 ad oggi, di cui circa 600 specie sono già riuscite a stabilizzarsi e riprodursi.
Cos’è una specie aliena? È una specie animale o vegetale estranea all’ambiente in cui viene trovata e che spesso riesce ad adattarsi e colonizzare il nuovo ambiente creando competizione con le specie alloctone.
Queste nuove specie arrivano nei nostri mari per vari motivi, quali: cambiamenti climatici, correnti oceaniche, variazioni di salinità ed acidità dei mari ma soprattutto e molto spesso a causa dell’uomo che le introduce volutamente (per fini produttivi/commerciali) o accidentalmente (tramite la creazione di nuovi canali e collegamenti marini).
Le attuali stime sono davvero preoccupanti poiché le nuove specie che riescono ad attecchire nel nuovo ambiente disturbano gli equilibri ecologici già presenti, possono risultare voraci predatori o addirittura specie tossiche, quindi molto dannosi per gli habitat e le specie del mediterraneo.
Di queste 800 specie, 42 sono pesci e tra questi i più pericolosi risultano essere le tre seguenti specie che andiamo a descrivere.
Il pesce scorpione (Pterois miles), originario del Mar Rosso e arrivato a noi attraverso il canale di Suez. Questo pesce è molto velenoso e quindi risulta potenzialmente dannoso anche per l’uomo, inoltre, non riscontrando qui predatori naturali, riesce a riprodursi molto velocemente.
Il pesce palla (Lagocephalus sceleratus) originario del Pacifico ed anch’esso estremamente velenoso; sono stati già segnalati casi di avvelenamento alimentare e addirittura morte nei paesi del nord Africa e in Grecia a causa di questo pesce.
L’ultimo avvistamento, infine, riguarda una specie indopacifica di pesce pappagallo (Chlorurus rhakoura) arrivata nel Mediterraneo tramite le acque di zavorra delle navi. Il pesce in questione è stato pescato vicino Siracusa e venduto addirittura al mercato ittico. La specie, dopo essere stata studiata, è risultata essere una rara specie scoperta appena 20 anni fa in Oceania.
Visto il preoccupante stato del nostro mare dall’8 Settembre è entrata in vigore la convenzione Imo (Organizzazione Internazionale Marittima) la quale prevede controlli e misure più rigide sul trattamento delle acque di zavorra, ma ciò non è sufficiente, denuncia la presidente della Legambiente Rossella Muroni: lo stato non fa abbastanza, mancano in Italia strategie ecologiche ed ambientali di protezione e conservazione ambientale. Bisogna informare e sensibilizzare la popolazione ed attuare piani concreti di gestione ambientale marina.