Tutti gli appassionati delle ostriche sono a conoscenza della loro prelibata rarità, ma pochi sanno che, un tempo, c’erano talmente tanti esemplari di questo mollusco che erano vendute per le strade come snack. L’avvento delle navi a vapore e la rivoluzione Industriale, avvenuta tra il Settecento e l’Ottocento, però, hanno causato un rastrellamento dei fondali che ha portato alla decimazione di ostriche: si stima, infatti che, un tempo, il fondale marito occupato da queste conchiglie, si aggirasse intorno 1,7 milioni di ettari.
La cultura di mangiare ostriche risale a tantissimi anni fa: nel 2007, in Sudafrica, un archeologo dell’Arizona University, trovò i resti dell’alimentazione di Homo Sapiens; pare che, tra gli avanzi, ci fossero anche dei gusci di ostrica. Considerata questa la prova del consumo di questo mollusco più antica, gli esperti avrebbero proseguito le ricerche scoprendo che anche gli abitanti dell’Antica Roma si nutrivano di ostriche: Plutarco, una delle sue opere risalenti al primo secolo a.C., descrisse uno dei suoi pasti: “Vi erano d’obbligo, come antipasti, frutti di mare, uccellini di nido con asparagi e pasticcio d’ostrica (…)“.
Durante gli scavi del teatro The Rose, locale molto frequentato da Shakespeare, gli archeologi trovarono 433 resti di conchiglie marine e molti di essi erano gusci di ostriche; questo ritrovamento conferma il consumo di molluschi anche in epoca elisabettiana. A quei tempi, quindi, pare che le ostriche non fossero ancora considerate un lusso poichè, arrivando in grandi quantità dal vicino oceano Atlantico potevano essere vendute a prezzi irrisori, probabilmente come cibo da strada.
Un rapporto sulla pesca, datato 1879, dichiarava che una singola barca a vapore aveva la capacità di prelevare circa 30.000 esemplari di questo mollusco in una sola settimana. Anche un resoconto francese, edito nel 1909, invece comunicava che: “Dal 10 aprile al 24 aprile il numero di ostriche pescate è stato di 16 milioni“. La pesca selvaggia e l’aumento di inquinamento delle acque, ha contribuito alla diminuzione della popolazione di ostriche nel mari, passando da un muro di quasi 2 milioni di ettari in tutta Europa a pochi metri quadrati distribuiti tra Gran Bretagna ed Irlanda.
“Oltre a essere un cibo delizioso, le ostriche svolgono preziose funzioni ecologiche” avrebbe dichiarato Dominic McAfee, specialista dell’Università di Adelaide, continuando: “filtrano i nutrienti e l’inquinamento dall’acqua, inoltre migliorano le condizioni dei fondali marini“. Inoltre, secondo l’esperto, la prolificazione delle ostriche sulle scogliere, agevolerebbe la riproduzione di alcune forme di vita marine, come la razza ed il cavalluccio marino.
E’ per questi motivi che un gruppo di scienziati della Native Oyster Restoration Alliance, si sarebbe unito per tentare il ripristino delle popolazioni di ostriche già presenti nelle acque europee, prendendo ispirazione da un progetto già in essere negli Stati Uniti e in Australia. Ad oggi, in Europa, sussistono un’altra trentina di progetti per ripopolare gli scogli di ostriche.