Ocean Cleanup: in funzione il dispositivo che raccoglie la plastica dagli oceani

Ocean Cleanup è il galleggiante che raccoglie la plastica dall'oceano per poi farla riciclare sulla terraferma. Ecco come funzionerebbe il dispositivo.

Ocean Cleanup: in funzione il dispositivo che raccoglie la plastica dagli oceani

Pulire il mare e gli oceani dalla plastica è diventata una missione di priorità massima. È ben noto che esiste un’isola interamente formata da plastica nell’Oceano Pacifico che presenta un’estensione grande 3 volte la Francia. Gli scienziati hanno costruito un dispositivo galleggiante che consente di raccogliere la plastica e ripulire gli oceani.

Questo progetto prende il nome di Ocean Cleanup e tramite un tweet si viene a sapere che oggi è entrato in funzione per la prima volta. Si tratta di un galleggiante lungo ben 600 metri. Nelle foto pubblicate su Twitter si vede come il sistema innovativo abbia addirittura catturato uno pneumatico buttato in mare.

Ocean Cleanup: raccogliere la plastica dall’oceano

Ogni anno sono circa 600 mila le tonnellate di rifiuti che vengono buttati in mare, senza considerare le 8 milioni che riguardano solo la plastica. Le varie correnti marine hanno radunato in un unico punto tutti questi materiali buttati fino a formare la cosiddetta isola di plastica. Ocean Cleanup può raccogliere la plastica e le microplastiche fino a 3 metri di profondità, in modo da non impattare sulla vita marina nei fondali degli oceani.

Ci saranno delle navi che utilizzeranno il sistema GPS di cui è dotato l’Ocean Cleanup per rintracciare quest’ultimo e raccogliere i rifiuti catturati dopo un certo periodo di mesi. Il vero problema, al momento, è la spesa necessaria per la movimentazione dei vari pescherecci.

La plastica, in teoria, raccolta dal dispositivo e poi caricata sulle navi, viene successivamente portata sulla terraferma e riciclata, in modo da dare una seconda vita agli oggetti buttati. Al momento l’obiettivo è quello di rendere più affidabile il galleggiante potendo addirittura garantire un’autonomia prossima superiore ad un anno: in sintesi, la nave potrebbe dover essere inviata solo una volta all’anno. Si tratta di un progetto risalente al 2013 e solo quest’anno ha visto il “debutto”.

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