Lotta contro il riscaldamento globale fallita, emissioni ridotte dell’1% entro il 2030

Secondo l’ultimo rapporto Onu sul clima, rischiamo di mancare del tutto l’obiettivo di mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5 gradi, le conseguenze sono già visibili e disastrose.

Lotta contro il riscaldamento globale fallita, emissioni ridotte dell’1% entro il 2030

L’accordo di Parigi, stipulato nel dicembre 2015 tra 196 Paesi tra cui quelli dell’Unione Europea, imponeva di limitare il riscaldamento globale ben sotto i 2 gradi, preferibilmente sotto gli 1,5 gradi Celsius comparato ai livelli preindustriali. Per raggiungere quest’obiettivo i Paesi firmatari si impegnavano a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il prima possibile per avere un mondo climaticamente neutro entro la metà del secolo.

È stato pubblicato questo 26 febbraio il rapporto preliminare dell’Unfccc, l’agenzia dell’Onu per la lotta al cambiamento climatico, che fotografa la situazione attuale e annuncia un grosso fallimento, poiché i settantacinque Paesi che producono il 30% delle emissioni globali di gas serra, tra cui Unione Europea e Regno Unito, che sottoscrivendo l’accordo di Parigi si erano impegnati ad avviare politiche volte a diminuire le emissioni e ridurre il proprio impatto ambientale, stanno mancando al proprio patto.

Infatti, secondo il rapporto, ad oggi, gli impegni collettivi delle nazioni sono ampiamente insufficienti, e si preannuncia che nel complesso si arriverà a una riduzione dell’1% nel 2030 rispetto al 2010, nonostante la maggior parte dei Governi abbia aumentato le ambizioni per ridurre le emissioni e avvicinarsi al risultato voluto. La riduzione delle emissioni dovrebbe essere circa del 45% per mantenere l’aumento delle temperature entro gli 1,5 gradi centigradi secondo quanto riporta l’analisi dell’Unfccc.

Il fallimento è dietro l’angolo, e la preoccupazione della direttrice esecutiva di Greenpeace arriva puntuale a redarguire gli Stati che non si stanno impegnando abbastanza, Jennifer Morgan dichiara “Ci stiamo dirigendo verso una catastrofe climatica. I Paesi devono lavorare insieme per anteporre la tutela di persone e Pianeta agli interessi dell’industria fossile. Chiediamo ai principali emettitori del mondo, Stati Uniti e Cina, di consegnare obiettivi che ci diano motivo di speranza”.

Prosegue ribadendo che le conseguenze dell’emergenza climatica sono già visibili portando come ultimo esempio i più recenti incendi boschivi avvenuti in Australia e Brasile. Anche il segretario esecutivo dell’Ufccc riconosce il bisogno di una consapevolezza dell’emergenza climatica più radicata affinché riesca a muovere ovunque all’azione e a mantenere le proprie promesse poiché se prima l’azione era urgente, ora è cruciale.

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