Le cozze? Per alcuni ricercatori americani sarebbe meglio non mangiarle

Le cozze sono una ghiottoneria di mare a cui in molti non sanno proprio rinunciare. Eppure secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration, sarebbe opportuno non consumarle. Vediamo meglio il perché.

Le cozze? Per alcuni ricercatori americani sarebbe meglio non mangiarle

Per gli amanti dei frutti di mare, non c’è niente di meglio di un bel piatto di cozze alla marinara o di una bella impepata carica di aglio e prezzemolo. Eppure c’è qualcuno che sostiene che sarebbe opportuno non toccare assolutamente le cozze.
Probabilmente penserete che la ragione sia imputabile alla contaminazione da qualche batterio patogeno.

Periodicamente si sente parlare di cozze avvelenate da qualche ceppo di escherichia coli o dalla salmonella. Per questa ragione è sempre preferibile evitare di consumarle crude. Nonostante queste casistiche su cui è sempre bene tenere alta la guardia, esiste però anche un altro motivo per il quale è preferibile non portarle a tavola.

La ragione è presto detta e si focalizza su quella che è la questione ambientale. Le cozze sono infatti dei molluschi che ricoprono un ruolo indispensabile all’interno dell’ecosistema acquatico.

Ad esserne convinti sono i ricercatori della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), agenzia federale statunitense che studia le dinamiche meteorologiche e le correnti oceaniche. I loro scienziati non hanno dubbi: le cozze sono fondamentali in fatto di pulizia delle acque contaminate.

Tutto ciò significa una sola cosa: le cozze sono dei veri e propri filtri naturali, capaci di mantenere inalterati gli equilibri marini. Tra tutte le varie specie di mitili, la più attiva è senza dubbio la Geukensia demissa. Questo tipo di cozza è in grado di filtrare microalghe, batteri e detriti contenenti sostanze contaminanti. Fortunatamente la Geukensia demissa non finisce sui banchi del pesce in quanto non è una tipologia consumata dall’uomo. Naturalmente anche le altre cozze hanno un buon potere filtrante, così come del resto anche le vongole. Grazie alla loro attività, immagazzinano le sostanze dannose, rimettendo in circolo acqua filtrata.

A supporto di questa tesi troviamo gli esiti di un esperimento pilota, condotto in una zona industriale vicino a New York. Qui è stata predisposta una piattaforma galleggiante con travi e funi a cui rimanevano attaccate le cozze. I ricercatori hanno monitorato l’attività dei molluschi, scoprendo che i loro tessuti continuavano a rimanere sani pur avendo rimosso dall’acqua diverse sostanze inquinanti. Inoltre hanno stimato che una piattaforma carica di cozze, potrebbe arrivare a ripulire quotidianamente una media di tre milioni di litri d’acqua, assorbendo al contempo circa 160 kg di particolato.

Da qui c’è da concludere che sarebbe preferibile non mangiare le cozze. Se da un lato potrebbero contenere al loro interno delle sostanze inquinanti, dall’altro andremmo a rimuovere dal loro habitat degli animali molto utili per l’ecosistema marino.

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