La produzione di jeans ha notevoli ripercussioni sull’ambiente

La produzione di jeans è più dannosa di quanto pensiamo: ha influenza su acqua, terreno e sulla salute di chi lavora il capo d'abbigliamento. Il consumatore può decidere la sorte delle industrie che non rispettano l'ambiente.

La produzione di jeans ha notevoli ripercussioni sull’ambiente

Per creare un chilogrammo di fibre di cotone utilizzate per la produzione dei jeans, è necessario l’uso di 10mila litri d’acqua che viene inquinata con le tinture utilizzate dalle industrie, le quali sono ricche di sostanze tossiche e agenti chimici. Per produrre grandi quantità di cotone, vengono adoperati pesticidi che inquinano il terreno e le falde acquifere. In India ed in Cina, ogni anno, vengono utilizzato 120miliardi di litri d’acqua.

Le tinture utilizzate creano danni sia all’ambiente che agli operai che ne vengono a contatto: il classico blu è formato da una miscela chimica in cui sono presenti anche metalli pesanti, anche il PP utilizzato per sbiancare il tessuto è tossico ed la sabbiatura è stata vietata in molte industrie a causa delle ripercussioni sia sull’ambiente che sulla salute dell’uomo. Spesso ciò che resta delle tinture viene riversato direttamente nei fiumi per arrivare in mare.

Il consumatore, per salvaguardare al meglio l’ambiente, può optare per brand sostenibile ( esistono delle app che possono aiutare nel trovarli: Notmaystile e Rankabrand..). Per evitare che i jeans disperdano sostnaze tossiche è bene lavarli con acqua fredda e rovesciarli prima di azionare la lavatrice.

Negli ultimi anni, alcune industrie di cotone, hanno ridotto l’uso di pesticidi ed agenti chimici del 60% e diminuito il dispendio d’acqua del 70%. Al loro posto si sta incrementando la coltivazione di tipologie di cotone più resistenti alle azione di insetti e parassiti. Sono nate, inoltre, delle tinture eco-frendly, fissanti naturali come il chotosano o tinture all’azoto; ciò diminusce l’impatto che ha il capo d’abbigliamento sull’ambiente e sulla salute degli uomini che ne vengono a contatto.

I jeans rovinati o inutilizzati possono essere dati in beneficenza dal consumatore o portati in negozi di seconda mano per essere nuovamente venduti. La toscana Rifò, attraverso i jeans inutilizzati, ha creato nuovicapi d’abbigliamento come maglioni utilizzanoli come materia prima.

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