La musica in streaming è dannosa per l’ambiente

Uno studio ha recentemente dimostrato che l'ascolto di musica in streaming comporta un notevole impatto sull'ambiente a causa del proliferare dei server, i quali contribuiscono alla produzione di gas serra.

La musica in streaming è dannosa per l’ambiente

Ascoltare musica in streaming è ormai all’ordine del giorno. Chiunque può essere in possesso di un account Spotify, Apple Music, Deezer e chi più ne ha più ne metta e spaziare all’interno dell’universo musicale contenuto in queste piattaforme digitali, che permettono oggi di usufruire di tutta la musica esistente. Il mondo discografico è diventato alla portata di tutti, grazie ad un archivio virtuale potenzialmente infinito al quale si ha accesso con una manciata di euro ogni mese. Questi servizi, però, per funzionare devono in qualche modo consumare energia; e lo fanno, purtroppo, a discapito dell’ambiente.

Le varie piattaforme, infatti, per interagire con l’utente devono appoggiarsi e lavorare attraverso i server ed è proprio il proliferare di questi ultimi che sta diventando un problema sempre più serio, da non sottovalutare. Una ricerca congiunta delle università di Glasgow ed Oslo ha analizzato i costi ambientali e l’impatto dell’avanzata della musica in streaming da una prospettiva puramente ambientale; i dati che ne sono venuti fuori, ovvero quelli sull’inquinamento da streaming, sono a dir poco preoccupanti: gli Stati Uniti, ad esempio, producono più del doppio dei gas serra prodotti dal mondo intero negli anni 2000.

Questa ricerca ha elaborato una serie di calcoli riguardanti le quantità di gas serra rilasciate nell’ambiente a partire dagli anni 70 quando, a causa dei vinili, l’industria musicale produceva circa 140 milioni di chilogrammi di gas serra all’anno; passando per gli anni 80, quando a farla da padrone erano le musicassette e il valore era sceso a 136, verso la fine del secolo scorso arrivarono i CD e il valore schizzò in alto a 160 milioni di chilogrammi. Gli MP3 e i servizi di streaming hanno portato, infine, fino ai giorni nostri, con i soli Stati Uniti che da soli producono oltre 350 milioni di chilogrammi di gas serra.

Il motivo, ovviamente, va cercato nell’enorme consumo di energia elettrica che rende i server funzionanti ed operativi. Kyle Devine, professore associato dell’Università di Oslo, ha dichiarato in merito: “Dalla nostra ricerca emerge un quadro estremamente sconcertante quando pensiamo all’energia usata per l’ascolto della musica online. La memorizzazione e l’elaborazione di musica online utilizza un’enorme quantità di risorse ed energia, e questo ha un fortissimo impatto sull’ambiente“.

Lo studio ha anche analizzato la questione dal punto di vista del costo di un album, sottolineando le differenze che, nel corso delle decadi del secolo scorso, hanno condotto sino ad oggi: dai 14 dollari per un album ad inizio Novecento si passa ai 28 dollari di un vinile, ai 16 di una musicassetta, ai 21 per un CD, fino ai 10 dollari dei nostri giorni, cifra piuttosto misera che oggi permette di ascolare la quasi totalità di tutta la musica mai creata.

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