Una distesa di plastica galleggiante. Secondo uno studio della Fondazione Ellen MacArthur intitolato “The New Plastics Economy: Rethinking the future of plastics” sarebbe proprio questo il destino a cui andrebbero incontro i nostri oceani.
Per arrivare a questo scenario di apocalittico degrado non bisognerebbe attendere più di tanto. Per gli autori della ricerca presentata in occasione dell’apertura dell’ultimo Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera, la discarica a “mare aperto” potrebbe essere una desolante realtà già nel 2050, quando nei nostri oceani le bottiglie di plastica potrebbero superare il numero dei pesci viventi.
Se è pur vero che parliamo di una ipotetica catastrofe lontana 35 anni, la salute dei nostri mari e oceani è già ora alquanto compromessa. In merito non si può non tralasciare l’isola di plastica che a seconda dei casi viene denominata anche “grande chiazza di immondizia del Pacifico” o “Pacific Trash Vortex” o “Great Pacific Garbage Patch”.
Questi nomi a dir poco inquietanti fanno riferimento ad un accumulo di plastica che l’azione delle correnti oceaniche ha ammassato all’interno dell’Oceano Pacifico. Un enorme continente di plastica che galleggia sulle acque oceaniche e che si decompone lentamente creando una poltiglia che soffoca i sottostanti ecosistemi marini. Un’orrenda brodaglia che si estende sempre di più grazie all’incuria dell’uomo.
I dati a supporto sono allarmanti. Quasi un terzo degli oggetti di plastica prodotti a livello globale viene abbandonato nell’ambiente. Gli oceani stanno sempre più assumendo le sembianze di un enorme cestino stracolmo di rifiuti; al momento al loro interno troviamo qualcosa come 165 milioni di tonnellate di plastica. Ogni anno negli oceani finiscono circa 8 milioni di tonnellate di plastica.
Con questo trend, già nel 2025 il rapporto tra plastica abbandonata negli oceani e pesce ivi vivente sarà di 1 a 3. In altre parole per ogni 3 tonnellate di pesce corrisponderanno 1,1 tonnellate di plastica galleggiante. Nei successivi 25 anni i rifiuti potrebbero crescere vertiginosamente, arrivando a superare la popolazione ittica nel 2050. I pescherecci si ritroverebbero quindi a pescare più plastica e rifiuti che non pesci e prodotti ittici in generale.
Diventa quindi necessario porre rimedio ad uno scenario destinato a degenerare in maniera esponenziale. In primo luogo bisognerebbe aumentare la quantità di plastica recuperata ed avviata al riciclo. Oggi solo il 14% degli imballaggi di plastica viene riciclato, a fronte del 58% dei medesimi prodotti realizzati con la carta. Ma indifferentemente da ciò, sarebbe necessario accrescere la comune sensibilità nei confronti dell’ambiente. Diversamente ci ritroveremo presto ad avere mari ed oceani molto simili a degli enormi immondezzai galleggianti.