Il movimento Fridays for future torna in piazza

A partire da oggi il movimento Fridays for future si riprende le strade e le piazze d'Italia per rimettere al centro dell'attenzione l'emergenza mondiale provocata del cambiamento climatico

Il movimento Fridays for future torna in piazza

Il Covid è stato trattato come un’emergenza, perché allora non lo farlo anche con la crisi climatica? Questa è la domanda, tutt’altro che scontata, che i ragazzi di Fridays for Future che oggi scendono nelle piazze e nelle strade d’Italia, rivolgono ai decisori politici. Una domanda che non si può più eludere.

Dopo quasi un anno di assenza dalle piazze, Friday for Future ha ripreso la parola per dare voce all’emergenza climatica.Le manifestazioni di oggi apriranno una stagione di scioperi ed eventi in vista della Cop 26 di Glasgow, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima e dei suoi prenegoziati, che inizieranno la prossima settimana a Milano.

Martina Comparelli, una dei cinque portavoce nazionali del movimento, non nasconde un certo ottimismo sull’esito della mobilitazione: “Siamo ormai arrivati a un bivio per il nostro futuro, adesso siamo tutti più coscienti. Ci aspettiamo uno sciopero più grande rispetto a quelli dei mesi passati, in cui il pensiero della pandemia era maggiormente presente”.

I cambiamenti climatici, che ultimamente hanno colpito anche il nostro paese con effetti visibili e catastrofici, hanno catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica sulle tematiche ambientali e la partecipazione ai cortei sarà certamente importante.

Tra le battaglie più sentite dai ragazzi del movimento vi è quella contro i finanziamenti ai produttori di combustibili fossili. Emblematica, sotto questo aspetto è la vicenda dell’ILVA di Taranto. “Chiediamo di togliere i sussidi e di sistemare tutte le aziende che offrono condizioni di lavoro dannose per i loro dipendenti. Non c’è lavoro se non c’è salute, ma nemmeno se non c’è l’ambiente. La transizione si può fare mettendo al centro dipendenti e cittadini. Se non si fa, è perché non si vuole fare”.

Dopo le tante parole e gli impegni verbali che non si sono tradotti in pratiche conseguenti, il movimento non si accontenta più di chiacchiere e di misure palliative, ma punta a un vero cambiamento di sistema. Per il quale è consapevole che occorrono risorse. L’esempio dell’enorme sforzo economico che hanno fatto i governi del mondo per fronteggiare la pandemia del Covid-19 sta a dimostrare, a loro dire, che quando c’è la volontà politica di fare le cose, tutto è possibile. “Perché non fare lo stesso con la crisi climatica?” si chiedono i ragazzi di Friday for Future.

Dopo le prime manifestazioni di oggi, Milano si preparerà alla “pre Cop 26”. Per i giorni tra il 28 settembre e il 2 ottobre è prevista una settimana di scioperi e attività dell’Eco Social Forum, a cui prenderà parte Greta Thunberg. La Cop 26 potrebbe rappresentare l’ultima possibilità per rispettare gli accordi di Parigi del 2015 sottoscritti da 196 stati. In quella sede si vedrà se ci sarà una svolta radicale oppure se la soluzione del problema sarà ancora una volta rimandata. Col rischio sempre più concreto di lasciare alle prossime generazioni un futuro invivibile. 

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