Giornata Mondiale degli oceani: riusciremo a salvarli?

La salvaguardia degli oceani è un tema molto dibattuto nelle comunità scientifiche, che cercano di far capire al mondo la gravità nella quale ci troviamo. Se si continua così, ci saranno gravissime conseguenze per la vita marina e per ognuno di noi.

Giornata Mondiale degli oceani: riusciremo a salvarli?

L’8 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale degli Oceani istituita nel 1992 a Rio de Janeiro, durante il Vertice sull’ambiente, e riconosciuta dall’ONU solo nel 2008.

Quest’anno è stato scelto come tema “Oceani: vita e sussistenza (Life and Livelihoods)”, per mettere in rilievo l’importante compito dei nostri mari nell’assorbire l’anidride carbonica e nella produzione di cibo e ossigeno per il nostro sostentamento, senza dimenticare l’enorme inquinamento dovuto alla plastica presente negli oceani.

L’intento di questa giornata è dunque quello di salvaguardare il polmone blu del nostro pianeta, che rilascia più del 50% dell’ossigeno che respiriamo ed è in grado di assorbire un terzo dell’anidride carbonica prodotta. L’Oceans Day sostiene inoltre il movimento globale “30×30”, un progetto che ha l’obiettivo di far dichiarare area protetta almeno il 30% della superficie terrestre entro il 2030. Un proposito portato avanti da un gruppo di scienziati e ambientalisti di tutto il mondo, tra cui troviamo l’italiana Mariasole Bianco, presidente della Worldrise Onlus e biologa marina affermata.

Quest’ultima ha lanciato il progetto “30×30″ in Italia, per sensibilizzare la popolazione sul legame che esiste tra cambiamento climatico e salute marina, portando il mare in 10 punti d’Italia attraverso 10 murales a tema oceanico. La stessa biologa afferma: ” La soluzione parte dalla conoscenza, passa per la consapevolezza e si manifesta attraverso l’azione”.

Le 2 grosse minacce per gli oceani

Ciò che più preoccupa la comunità scientifica riguarda le due immense minacce dei nostri mari, ovvero il riscaldamento globale e l’inquinamento da plastica.

Per quanto riguarda il primo problema, questo agisce sui mari in due modi: da una parte il riscaldamento globale fa aumentare la temperatura dei mari, diventando più acidi; in secondo luogo, l’aumento della CO2 nell’atmosfera ricade e si scioglie nell’acqua. Tutto ciò porta ad avere oceani più acidi e quindi la morte per i coralli, per il plancton, per i molluschi e così inizia a mancare il cibo per le varie specie marine che devono migrare verso altri mari.

La seconda minaccia globale per gli oceani è ovviamente la plastica. La gran parte della plastica proviene dalle acque dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, proprio quei paesi con la maggiore percentuale di popolazione e in cui i sistemi di smaltimento dei rifiuti non sono sufficienti o, nella peggiore delle ipotesi, non esistono.

È stato stimato che ogni anni finiscono in mare 8 milioni di tonnellate di plastica e ce ne sono già più di 150 milioni. Se si continua così, nel 2050 negli oceani la plastica peserà più di tutti gli animali marini.

Anche il nostro Mar Mediterraneo è in pericolo

L’ISPRA ha diffuso oggi un nuovo report in cui spiega che sulle spiagge italiane ci sono in media 400 rifiuti ogni 100 metri e nei fondali si arriva a 300 rifiuti per km quadrato. Rifiuti di plastica per l’80%, in particolare: reti da pesca, buste della spesa, plastica usa e getta.

Dopo queste notizie preoccupanti arriva però un segnale positivo dalla politica italiana, è ripartito al Senato infatti l’iter del DDL Salvamare, auspicato e molto voluto dall’ex Ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Il DDL, se sarà approvato dal Parlamento, consentirà a tutti i pescatori italiani di riportare a terra tutta la plastica pescata che ora, invece, sono costretti a ributtare in mare.

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