FOODres.AI: la stampante 3D che trasforma gli scarti alimentari in oggetti

Ridurre lo scarto organico alimentare che diventa un nuovo materiale totalmente biodegradabile e compostabile, adatto a tutte le forme della stampa 3D

FOODres.AI: la stampante 3D che trasforma gli scarti alimentari in oggetti

Un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha progettato FOODres.AI Printer, una stampante 3D che consente di riutilizzare gli scarti alimentari per produrre oggetti. Il loro progetto è stato premiato con il Social Design Award nell’aprile 2025 e rappresenta un passo significativo verso un’economia domestica realmente circolare, dove ciò che consideriamo rifiuto diventa una risorsa preziosa.

Si chiamano Yiqing Wang e Biru Cao i due giovani ricercatori che con la loro invenzione cercano di contribuire a ridurre gli sprechi alimentari e a realizzare oggetti utili in un’ottica di economia circolare in un modo davvero semplice e intuitivo anche per chi non ha alcun tipo di esperienza con le stampanti 3D. L’obiettivo principale del progetto è di dare un nuovo valore agli scarti organici trasformandoli in prodotti riutilizzabili instaurando un modo innovativo di gestire il riciclo dei rifiuti.

Attraverso un’applicazione dedicata, l’utente scatta una foto ai propri scarti alimentari. A questo punto entra in gioco un’intelligenza artificiale che, grazie al riconoscimento delle immagini, identifica la tipologia di materiale disponibile. In base a ciò che vede, l’app suggerisce una serie di ricette, ovvero degli oggetti che è possibile stampare, come tazze, sottobicchieri, piccole ciotole o altri utensili.

Una volta scelto il progetto, la macchina si mette all’opera. Preleva gli scarti e, aggiungendo degli additivi naturali, li trasforma in una pasta bioplastica malleabile, pronta per essere stampata. Un sistema di estrusione riscaldato a tre assi deposita il materiale strato dopo strato, modellando l’oggetto desiderato. Al termine del processo, è possibile aprire uno sportello laterale e recuperare la propria creazione, personalizzabile sia nel colore che nella texture a seconda del materiale di partenza.

L’obiettivo dei ricercatori è di avviare un progetto pilota a Cambridge, coinvolgendo oltre 2000 famiglie arrivando a risparmiare fino a 6,8 milioni di chilogrammi di cibo. In questo modo ogni casa può diventare un piccolo laboratorio ecologico, contribuendo a costruire una cultura di eco-consapevolezza. 

Continua a leggere su Fidelity News