Quella che sta per concludersi, passerà alla storia per essere stata l’estate più siccitosa ad aver colpito l’Europa negli ultimi 500 anni. A sentenziarlo sono i dati raccolti nell’ambito del programma europeo di osservazione della Terra Copernicus, gestito dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea.
Dati alla mano, per trovare una stagione più arida, bisogna tornare indietro di quasi mezzo millennio e più precisamente all’anno 1540, quando una violenta ondata di caldo estremo unita ad una siccità che arrivò a protrarsi per circa 11 mesi, portò al quasi totale prosciugamento di fiumi come l’Elba e il Reno.
Stando a quanto documentato dalle immagine del satellite Sentinel 2, nel giro dei due mesi compresi tra il 1° luglio e il 31 agosto, vaste regioni del nostro continente sono passate da una vegetazione di un verde acceso a una di color marrone arido. Le zone più colpite dai fenomeni estremi sono state quelle sud-orientali della Gran Bretagna, la Francia settentrionale, la Germania, la Polonia e più in generale l’Europa orientale.
Una stagione così secca si è accanita in primo luogo sull’agricoltura del Vecchio continente: solo in Italia, la Coldiretti ha stimato un danno per il settore pari a 6 miliardi di euro, valore equivalente al 10% della produzione agroalimentare nazionale. Ma il clima arido e secco ha anche contribuito ad aumentare un altro drammatico fenomeno rappresentato dagli incendi che ogni estate devastano i nostri boschi.
Anche le rese produttive hanno dovuto scontare gli effetti di un’estate da record che ha colpito la produzione di olio e la stagione della vendemmia, dalla quale ci si attende una minor raccolta di uva di circa il 10%. Ma se i campi hanno sofferto, anche la montagna non è stata risparmiata dalle temperature roventi degli ultimi mesi, che hanno riportato in auge il drammatico tema dello scioglimento dei ghiacciai e la trasformazione degli ecosistemi e dei paesaggi, con i pascoli sempre più secchi e le pozze per abbeverare gli animali sempre più asciutte.