Energia nucleare, un’opzione non più proponibile

Periodicamente i nostalgici del nucleare tornano alla carica riproponendo vecchie ricette sullo sfruttamento dell'energia nucleare che, allo stato dell'arte, non sono più proponibili .

Energia nucleare, un’opzione non più proponibile

L’edizione 2021 del Forum Ambrosetti, tradizionale appuntamento che si tiene a Cernobbio a inizio settembre per fare il punto sullo stato dell’economia nazionale e internazionale e che vede riunito un parterre di ministri, leader politici e rappresentanti delle forze produttive, sarà ricordato anche per la polemica innescata da alcune affermazioni del ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani.

Nel corso di una assemblea a cui partecipavano 300 studenti, il rappresentante del governo ha espresso alcune valutazioni che sono state interpretate come un’apertura alla possibilità di un ritorno al nucleare.
Per capire di cosa si tratta, è opportuno fare una breve storia della questione nucleare nel nostro paese.

Il progetto di sfruttare la fissione dell’atomo in centrali appositamente costruite per produrre energia in grado di sostituire le fonti fossili data ai primi anni sessanta. Nel periodo dal 1963 al 1990 in Italia vengono messe in funzione 4 centrali nucleari e una quinta viene costruita ma mai messa in funzione.

All’epoca quella nucleare è una tecnologia che è ancora all’inizio tanto è vero che nel nostro paese, che nel 1966 è il terzo produttore mondiale di energia da fonte nucleare, soddisfa solamente il 3 – 4% del fabbisogno energetico, con una punta del 4,5% nell’ano 1986.

Nei primi anni ’70 nasce e si rafforza, a livello di opinione pubblica, un fronte antinucleare che si oppone alle centrali per le gravi conseguenze per l’ambiente e per la salute delle persone che un incidente provocherebbe.

Si giunge così a un primo referendum nel 1987 che vede l’80% dei votanti appoggiare le tesi dei promotori che propongono l’abrogazione degli oneri compensativi per gli enti locali sul cui territorio insistono le centrali e la possibilità per questi ultimi di essere consultati nella scelta dei siti di insediamento.

L’adesione massiccia alle tesi antinucleariste è conseguenza anche dell’incidente del 1979 alla centrale americana di Three Mile Island e soprattutto dell’incidente alla centrale di Cernobyl nel 1986.

Negli anni 1988–1990 si assiste a un progressivo abbandono del progetto nucleare che però torna a rappresentare un’opzione negli anni 2005–2008 a seguito dell’impennata dei prezzi del gas naturale e del petrolio.

Un secondo referendum nel 2011, a cui partecipano il 54% degli aventi diritto al voto e che raccoglie il 94% dei consensi sulle tesi abrogazioniste, mette la parola fine alla vicenda del nucleare in Italia.

Le affermazioni di Cingolani a Cernobbio hanno suscitato un vespaio del quale il ministro in questione è stato il primo a stupirsi, dopo di che ha cercato di aggiustare il tiro. “Non ho avanzato nessuna proposta” ha affermato Cingolani “ma abbiamo il dovere di studiare nuove tecnologie energetiche”. “La Francia (che in fatto di centrali nucleari non si è fatta mancare niente n.d.r.) ha chiesto alla commissione europea se i reattori nucleari di quarta generazione possano essere considerati verdi”.

Tra coloro che hanno accolto con favore entusiastico l’apertura del ministro per la transizione ecologica si è distinto Alberto Bombassei, presidente del gruppo Brembo, che ha affermato che “gli impianti di quarta generazione costituiscono un tema bellissimo e stimolante”.

Di parere diametralmente opposto il top manager di Enel Storace per il quale non è realistico pensare a una riconsiderazione del nucleare.

All’interno del governo le polemiche innescate da Cingolani sono giunte come un fulmine a ciel sereno. Il ministro degli esteri, il pentastellato Di Maio, si è affrettato a dichiarare pubblicamente che bloccherebbe subito qualsiasi proposta di riesumare il nucleare.

Anche il cardinale Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha affermato nel corso di un convegno che sul nucleare: “bisogna stare attenti a dargli la patente di sviluppo, non sempre lo sviluppo è sinonimo di progresso”.

Tutto fa pensare che per adesso, e per molti anni a venire, gli oppositori del nucleare possono dormire sonni tranquilli. 

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