Chernobyl: a più di 30 anni dal disastro, il latte rimane ancora altamente radioattivo

Il latte di diverse fattorie ucraine distanti fino a 200 chilometri dalla centrale nucleare di Chernobyl continua ad essere contaminato. A certificarlo è uno studio condotto dai Greenpeace Research Laboratories dell’Università di Exeter.

Chernobyl: a più di 30 anni dal disastro, il latte rimane ancora altamente radioattivo

Saranno passati più di 32 anni dal tragico disastro di Chernobyl, ma le sue nefaste conseguenze le continuiamo a pagare ancora oggi. Secondo uno studio dei Greenpeace Research Laboratories dell’Università di Exeter, il latte di molte mucche ucraine continua ad essere pericolosamente radioattivo.

Stando alle risultanze delle analisi condotte tra il 2011 e il 2016 all’interno delle fattorie private di 14 località della regione di Rivne, a circa 200 chilometri di distanza dalla centrale, i livelli di cesio-137, uno degli isotopi radioattivi dispersi nell’atmosfera a seguito dell’incidente del 26 aprile del 1986, sono fino a 12 volte superiori al limite minimo consentito per i bambini.

Più di 30 anni dopo i disastro di Chernobyl, la gente è ancora esposta abitualmente al cesio radioattivo, attraverso il consumo di alimenti base locali, quale appunto il latte, nelle zone interessate dal disastro nucleare” ha raccontato Iryna Labunska, una delle ricercatrici dei Greenpeace Research Laboratories. In questo scenario apocalittico, i più vulnerabili sono come sempre i più piccoli. Molte di queste famiglie posseggono infatti almeno una mucca per il latte, i cui principali consumatori sono proprio i bambini.

Non a caso il cesio-137 disperso nell’ambiente con l’esplosione del reattore, si è accumulato sullo strato superficiale del terreno, dove viene assorbito dai funghi e dai vegetali. Da qui rientra giocoforza all’interno della catena alimentare. Senza le adeguate contromisure, i livelli di radioattività continueranno a superare le soglie di sicurezza fino al 2040.

Per riportare entro i limiti i valori, gli scienziati hanno suggerito alcuni consigli dal costo decisamente contenuto. Secondo le stime, ciascun abitante della zona contaminata potrebbe metterli in pratica con una spesa di circa 10 euro. Per detossificare il latte, si possono per esempio utilizzare delle capsule di Blu di Prussia, comunemente utilizzato per eliminare metalli e sostanze chimiche radioattive. In secondo luogo gli animali non dovrebbero più essere alimentati con vegetali autoctoni, ma con mangimi non contaminati.

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