Buco dell’ozono: estensione ai minimi storici

Il buco dell'ozono venne scoperto nel 1982. Quest'anno la sua estensione è ai minimi storici: 10milioni di chilometri quadrati. La spiegazione risulta però data dal riscaldamento globale.

Buco dell’ozono: estensione ai minimi storici

L’ozono è un gas che trova posto nella stratosfera. Lo strato di ozono ha il compito di assorbire la maggior parte dei raggi ultravioletti prima che arrivano sulla Terra. L’inquinamento dell’aria, però, ha ridotto lo strato di ozono causando alcuni buchi, e ciò impedisce l’assorbimento corretto dei raggi. “L’usura” ha colpito maggiormente i poli terrestri causando danni all’ecosistema e alla salute degli esseri viventi, provocando ripercussioni soprattutto sulla pelle la quale viene esposta all’azione dei raggi ultravioletti.

Il buco dell’ozono venne scoperto nel 1982, ma quest’anno, sull’Antartide è stato registrata un’estenzione ai minimi storici. I dati sono stati riportati da Nasa e Noaa: 10 milioni di chilometri quadrati nel 2019 contro i 16 milioni registrati nel 1982. La spiegazione di questo cambiamento viene attribuita al riscaldamento globale.

Le temperature più altre impediscono la distruzione dell’ozoto data dalle reazioni fra ozoto, cloro e bromo. Paul Newman, coordinatore del dipartimento di Scienze della Terra nel Goddard Space Flight Center della Nasa, ha dichiarato “È importante riconoscere che ciò che stiamo vedendo quest’anno è dovuto alle temperature stratosferiche più calde. L’ozono atmosferico non è finito improvvisamente sulla buona strada per il recupero“.

L’ozoto si forma maggiormente sull’Antartide a 19 chilometri dalla Terra. Roberto Buizza, fisico esperto di clima, ha spiegato all’ANSA che ciò accade in quel preciso punto “perchè a causa della configurazione della circolazione atmosferica sul polo Sud, le correnti a getto isolano, facilitando la formazione delle nubi in cui si concentrano i composti dannosi che riduco la concentrazione dell’ozono“. Il buco dell’ozono sull’Antartide si forma durante la fine dell’inverno australe.

Col protocollo di Montreal (1988) c’è stata una riduzione della produzione di cloro e brovo (i componenti che distruggono l’ozono) e, secondo gli studi, il livello di ozoto potrebbe tornare ai livelli registrati nel 1980 entro il 2070. Il protocollo entrò in vigore nel gennaio 1989, ad oggi è stato ratificato da 197 Paesi. 

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