Allarme siccità in Piemonte: Cirio richiede lo stato di calamità

L'afa, l'umidità e la mancanza di pioggia hanno portato la Regione Piemonte, con Alberto Cirio, a richiedere lo stato di calamità; la produzione di latte e di grano in serio pericolo.

Allarme siccità in Piemonte: Cirio richiede lo stato di calamità

Il caldo asfissiante e afoso dei mesi di maggio e di questi giorni di giugno, oltre al fatto che non piove ormai da un po’ di tempo, in tutta Italia, hanno portato Alberto Cirio, il governatore della Regione Piemonte, a richiedere lo stato di calamità per l’agricoltura per via di una siccità preoccupante e allarmante. Per arginare questo problema, lo stesso Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, sta provando, insieme ad altri, di costituire un comitato di coordinamento.

A tal proposito, le sue parole sono le seguenti: “Stiamo costituendo un tavolo politico istituzionale di alto profilo per fare un quadro d’insieme delle misure a livello nazionale”. Un problema e un allarme siccità che non coinvolge soltanto il Piemonte e il bacino della pianura padana, ma che si sta allargando sino al Centro Italia. Inoltre, sono, sempre secondo Cingolani, i primi effetti climatici sulla penisola. 

Il Nord Italia sta vivendo una situazione critica davvero preoccupante e allarmante: basti vedere le condizioni del fiume Po, ridotto in secca e arido. Il Po, in questo periodo di forte siccità, è stato denominato il grande assetato proprio per la mancanza di acqua di cui avrebbe bisogno. Una situazione incresciosa che, pian piano, si sta estendendo anche ad altre regioni e a tutta Italia. 

Una situazione allarmante che preoccupa anche gli stessi agricoltori che sono colpiti dalla siccità e dalle alte temperature, per cui la Coldiretti ha chiesto alla Regione Piemonte di indire lo stato di calamità e risarcire tutti coloro che lavorano in questo campo in quanto pesantemente danneggiati dalle condizioni meteo e del clima di questo periodo. 

Le colture di mais sono le aree maggiormente danneggiate con gli stessi agricoltori che devono sfamare i propri animali comprando mangimi che hanno raggiunto prezzi altissimi a causa dei rincari dovuti al conflitto in terra ucraina. Sono danni che hanno toccato già oltre il 20% con preoccupazione anche per la produzione di latte. 

Continua a leggere su Fidelity News