Asili, riforma rivoluzionaria che cambierà la scuola dell’infanzia

La nuova riforma della scuola dell'infanzia prevede che non più del 20% della retta sarà a carico delle famiglie. Una proposta ambiziosa, che cancella le barriere tra nidi e scuole materne

Asili, riforma rivoluzionaria che cambierà la scuola dell’infanzia

Con la riforma della buona scuola la scuola dell’infanzia diventerà una vera scuola, con l’abolizione degli asili nido e un percorso che va da zero a sei anni. Una riforma che prevede anche assunzione dei precari, scatti di merito, nuove materie.

Il decreto che contiene l’infanzia “0-6” è una legge del Pd di cui la prima firmataria è Francesca Puglisi, e la proposta è vicina al voto e pronta per essere approvata. Con questa nuova legge il “nido” sarà un servizio generale ed educativo, che abolisce la divisione dell’insegnamento prescolare in due segmenti separati, e attualmente diversi per governance, regole, competenze professionali, condizioni di lavoro. Le due forme di scuola sono state spesso caratterizzate da insegnamenti di bassa qualità e offerta ristretta, e spesso gli asili nido hanno dovuto alzare la retta per questioni economiche difficili da mantenere per i comuni. 

Dal 1971 gli asili nido sono gestiti dalle amministrazioni comunali, ma tuttora gravano quasi per intero sui bilanci delle città. Il piano straordinario europeo chiede il 90 per cento di intervento pubblico sui 3-6 anni, la legge delega cercherà di ottenere il 75. In conclusione l’intervento della famiglia non dovrà essere superiore al 20 per cento. Inoltre, gli educatori dovranno essere formati dall’università e dovranno continuamente aggiornarsi per essere al passo con le novità in merito.

Per i bambini da tra mesi a tre anni è prevista forma di welfare aziendale che dovrà erogare alle famglie un buono chiamato “Ticket nido”, fino a 150 euro. Un progetto di legge ambizioso, che rivoluzionerebbe il concetto di scuola dell’infanzia, ma a cui qualcuno guarda con diffidenza. La Cgil Flc è favorevole al “piano 0-6”. e Fabio Moscovini, del settore educativo, dice: “La direzione è giusta, la gestione degli asili resta pubblica. È un investimento sano per le famiglie e per le casse dello Stato: ogni euro speso nell’educazione sono otto euro recuperati “.

Favorevole è anche l’Usb, e Caterina Fida sulla riforma dell’infanzia dice: “Alcune indicazioni sono positive, ma il governo avrebbe dovuto avere il coraggio di statalizzare tutti i nido lasciando ai comuni solo la gestione “. Paolo Masini, assessore della scuola a Roma, dice:”Guardiamo con attenzione alla nuova legge, ma la gestione dei siti dell’infanzia deve restare nelle mani dei comuni”.

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