ChatGPT e il caso dei presunti annunci: OpenAI smentisce, ma non chiude la porta al futuro

La discussione nata dagli screenshot circolati online ha spinto OpenAI a smentire l’arrivo imminente di inserzioni in ChatGPT, pur ammettendo che in futuro la monetizzazione potrebbe includere forme di suggerimenti più controllati.

ChatGPT e il caso dei presunti annunci: OpenAI smentisce, ma non chiude la porta al futuro

La comparsa di screenshot che mostravano quello che sembrava un suggerimento commerciale integrato nelle risposte di ChatGPT ha acceso in poche ore un confronto globale sul possibile arrivo della pubblicità all’interno dell’intelligenza artificiale più utilizzata al mondo. L’episodio, nato da un post dell’ex dipendente di xAI Benjamin De Kraker, ritraeva un messaggio in cui ChatGPT invitava a consultare prodotti Target durante una normale conversazione, un’immagine che molti hanno interpretato come un primo passo verso annunci personalizzati nel flusso della chat.

La risposta di OpenAI è stata immediata e affidata a Nick Turley, responsabile di ChatGPT, che ha bollato quelle schermate come non autentiche o comunque non rappresentative di annunci reali, specificando che l’azienda non sta testando forme pubblicitarie nella piattaforma. Una presa di posizione netta, pensata per placare un dibattito che rischiava di sfuggire di mano, ma che non ha impedito a diversi utenti di mantenere dubbi sulla natura della funzione mostrata nell’immagine. A chiarire ulteriormente la situazione è intervenuto Daniel McAuley, parte del team di OpenAI, spiegando che non si trattava di pubblicità, bensì di un esempio di interazione con servizi esterni, una capacità presentata pubblicamente a ottobre e pensata per ampliare ciò che l’assistente può fare in una conversazione.

L’obiettivo sarebbe permettere a ChatGPT di collegarsi a piattaforme partner per eseguire azioni utili e contestuali, senza alcuna implicazione commerciale. Tuttavia, questa spiegazione non ha impedito al dibattito di evolversi, anche perché Mark Chen, chief research officer di OpenAI, ha riconosciuto apertamente che un suggerimento formulato in quel modo poteva essere percepito come una forma pubblicitaria. Chen ha ammesso che l’azienda avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione alla formulazione e ha annunciato la sospensione temporanea di quella tipologia di suggerimenti, in attesa di migliorare la precisione del modello e introdurre controlli che consentano agli utenti di ridurre o disattivare elementi simili.

L’attenzione mediatica attorno alla vicenda è stata amplificata da un altro dettaglio emerso nelle scorse settimane: alcune stringhe di codice scoperte in una versione beta dell’app Android di ChatGPT sembravano suggerire che OpenAI stesse almeno considerando una futura integrazione di elementi pubblicitari, forse nelle versioni gratuite del servizio. Sebbene non rappresentino un piano concreto, quelle tracce hanno alimentato interrogativi sul modo in cui l’azienda intende sostenere economicamente una piattaforma che richiede risorse sempre crescenti, soprattutto mentre la competizione nel settore — guidata dall’avanzata di Gemini — diventa ogni mese più intensa.

Turley, pur respingendo l’idea che ChatGPT stia introducendo annunci, non ha escluso che il tema possa essere affrontato più avanti. Ha dichiarato che un’eventuale integrazione verrebbe sviluppata con la massima prudenza e con l’obiettivo di preservare la fiducia degli utenti, un valore che OpenAI considera fondamentale per mantenere l’adozione globale della tecnologia. Ed è proprio questa apertura al futuro, pur accompagnata da una smentita circostanziata, ad aver lasciato una zona grigia nella percezione del pubblico: oggi non ci sono annunci, ma la monetizzazione del modello resta un argomento inevitabile.

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