Spotify rivoluziona podcast, video e AI: accordi con Netflix e Samsung TV Plus, SongDNA e strumenti AI per artisti

Spotify espande il suo ecosistema digitale introducendo video podcast su Netflix e Samsung TV Plus, la funzione SongDNA per valorizzare i creatori e strumenti di intelligenza artificiale progettati per supportare gli artisti, ridefinendo l’esperienza di fruizione e interazione con il pubblico.

Spotify rivoluziona podcast, video e AI: accordi con Netflix e Samsung TV Plus, SongDNA e strumenti AI per artisti

Spotify si prepara a ridefinire il concetto stesso di intrattenimento digitale, ampliando il proprio universo ben oltre i confini dello streaming musicale. L’azienda svedese, ormai punto di riferimento mondiale per la fruizione di contenuti audio, sta infatti attraversando una fase di profonda trasformazione strategica che la vede intrecciare alleanze di peso e introdurre innovazioni mirate a valorizzare ogni aspetto della creazione e del consumo di contenuti.

Partiamo dalla prima novità che ha per protagonista Spotify. Spotify e Netflix hanno annunciato un accordo strategico destinato a rivoluzionare il mondo dei podcast. A partire dai primi mesi del 2026, negli Stati Uniti la piattaforma di streaming ospiterà una selezione curata di video podcast prodotti da Spotify Studios e The Ringer, coprendo generi che spaziano dallo sport alla cultura, dal lifestyle al true crime.

Tra i titoli confermati figurano nomi noti come The Bill Simmons Podcast, The Rewatchables, Dissect, Conspiracy Theories e The Ringer NBA Show, mentre il catalogo promette di ampliarsi con il tempo includendo nuovi studi e formati. La mossa arriva dopo anni di investimenti importanti di Spotify nel settore dei podcast. Acquisizioni come Gimlet Media e Parcast e contratti milionari con star come Joe Rogan e Alex Cooper hanno portato l’azienda a diventare uno dei protagonisti assoluti del mercato. Tuttavia, la mancanza di ritorni economici significativi e l’uscita di scena dell’ex chief content officer Dawn Ostroff hanno costretto Spotify a ripensare la strategia, puntando su contenuti video monetizzabili e strumenti social per aumentare l’interazione con il pubblico.

L’accordo con Netflix rappresenta dunque una nuova opportunità per valorizzare i contenuti e raggiungere un pubblico più ampio a livello globale. Roman Wasenmüller, vicepresidente e responsabile dei podcast di Spotify, ha definito la partnership con Netflix “un nuovo capitolo per l’industria dei podcast”. Grazie a questa collaborazione, sarà possibile ampliare la scoperta dei contenuti, incrementare le audience e offrire agli utenti modi innovativi di vivere le storie preferite. In pratica, i podcast, spesso fruibili solo tramite app dedicate, potranno ora essere visti e ascoltati direttamente sulla piattaforma più popolare al mondo per lo streaming video, integrandosi con l’esperienza già consolidata degli utenti Netflix. I dettagli economici dell’intesa non sono stati divulgati, ma si prevede che Spotify potrà sfruttare l’enorme bacino di utenti Netflix per rilanciare la propria divisione advertising, che nel 2025 ha subito un calo nonostante l’incremento degli utenti complessivi.

La monetizzazione potrebbe quindi basarsi su una combinazione di pubblicità e contenuti esclusivi a pagamento, aprendo nuove strade per un settore che fino a oggi ha incontrato difficoltà nel rendere redditizi i podcast. Inizialmente i video podcast saranno disponibili solo negli Stati Uniti, ma l’obiettivo dichiarato è estendere la distribuzione anche ad altri mercati entro la fine del 2026. Questa collaborazione non solo rafforza Spotify nella sua strategia di contenuti video, ma rappresenta anche un passo significativo per Netflix, che amplia l’offerta e si propone come piattaforma sempre più diversificata, capace di coniugare cinema, serie TV e ora anche podcast video di qualità. Con questa alleanza, il panorama dei media digitali si prepara a un’ulteriore evoluzione, offrendo agli utenti nuove forme di intrattenimento e aprendo nuove opportunità di crescita economica per le aziende coinvolte. L’integrazione di contenuti audio-visivi, fruibili su scala globale, segna una tappa importante verso un’esperienza più immersiva e interattiva, capace di combinare informazione, cultura e intrattenimento in un unico ecosistema digitale.

Anche la seconda novità collega in un certo senso Spotify al mondo video. Il colosso svedese dell’audio ha ampliato la propria offerta portando i podcast direttamente in televisione grazie a un accordo con Samsung TV Plus. Il nuovo canale gratuitoThe Ringer” trasmetterà 24 ore su 24 una selezione dei migliori video podcast prodotti da The Ringer, con programmi di successo come “The Rewatchables”, “Higher Learning” e format dedicati a cinema, sport, cultura pop e gastronomia. L’iniziativa permette di fruire dei contenuti senza abbonamenti aggiuntivi, offrendo agli utenti la possibilità di seguire podcast video internazionali direttamente dal salotto, senza bisogno di app o smartphone.

Proseguendo oltre, Spotify sta sviluppando SongDNA, una funzione pensata per dare visibilità a chi crea davvero i brani e gli album, andando oltre i riflettori riservati ai frontman. Produttori, parolieri, compositori e ingegneri del suono, figure fondamentali per il successo delle tracce, potrebbero finalmente emergere dall’ombra, permettendo agli appassionati di scoprire i contributi di ciascun professionista. L’idea, individuata nel codice dell’app da Jane Manchun Wong, consentirebbe di navigare tra i “credits” dei brani, esplorare le connessioni tra chi ha partecipato alla produzione e scoprire altri lavori realizzati dagli stessi creativi. La funzione, ancora in fase di sviluppo, segnerebbe un passo avanti per Spotify, rendendo la piattaforma più trasparente e utile sia agli utenti sia agli addetti ai lavori, favorendo nuove collaborazioni e opportunità professionali, e posizionandosi in diretta concorrenza con Tidal. Al momento, non ci sono conferme ufficiali sul lancio, ma l’attenzione degli addetti ai lavori è già alta.

Infine, Spotify e le principali etichette discografiche internazionali — tra cui Universal, Sony, Warner, Merlin e Believe — hanno annunciato un accordo congiunto per regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale nel settore musicale. L’intesa, che ruota attorno al concetto di “AI responsabile”, mira a definire un nuovo equilibrio tra tecnologia e creatività, garantendo che le soluzioni basate sull’AI supportino gli artisti invece di sostituirli.

La piattaforma di streaming svedese ha dichiarato di voler creare un laboratorio dedicato alla ricerca sull’intelligenza artificiale generativa, con team specializzati nello sviluppo di prodotti che riflettano principi di trasparenza e collaborazione. Spotify intende inoltre coinvolgere direttamente le etichette, i distributori e gli editori musicali nella progettazione dei nuovi strumenti AI, offrendo ai detentori dei diritti la possibilità di decidere se e come partecipare ai vari progetti che verranno proposti.

L’accordo tocca anche l’aspetto economico: secondo Spotify, le tecnologie basate sull’AI potrebbero generare “nuove fonti di introiti” per autori, interpreti e produttori, garantendo compensi considerati adeguati e un riconoscimento trasparente dei contributi artistici. Tuttavia, resta da chiarire chi determinerà il concetto di “adeguato” e come verranno gestite le licenze delle opere create con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Il comunicato ufficiale sottolinea un punto chiave: gli strumenti AI non sostituiranno l’arte umana, ma la potenzieranno, offrendo ai musicisti nuovi modi per esprimersi e interagire con il pubblico. Spotify, forte dei suoi oltre 700 milioni di utenti mensili, intende sfruttare il proprio ruolo per garantire che l’intelligenza artificiale diventi un mezzo per rafforzare il legame tra artisti e fan, non per omologare la creatività.

Resta però un interrogativo aperto: cosa accadrà alla grande quantità di brani generati interamente dall’AI già presenti sulla piattaforma? L’accordo non sembra toccare direttamente questo tema, lasciando dubbi sulla futura gestione dei contenuti “sintetici” e sui criteri di distinzione tra musica umana e artificiale.

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