Il 2024 ha segnato un triste primato, diventando l’anno più caldo mai registrato sulla Terra, seguito dal 2023, mentre il 2025 è destinato a chiudere al terzo posto nella classifica delle temperature globali. Per la prima volta, la media termica globale ha superato di 1,5 gradi quella preindustriale, oltrepassando il limite indicato dall’Accordo di Parigi. Un segnale inequivocabile che il cambiamento climatico non è più una minaccia lontana, ma una realtà con effetti già tangibili su tutto il pianeta. Carlo Buontempo, climatologo e direttore del Copernicus Climate Change Service (C3S), lancia un allarme urgente: il clima è impazzito e occorre intervenire immediatamente per evitare scenari peggiori.
Le analisi del C3S indicano che, se il trend attuale non subirà modifiche significative, entro il 2030 la media delle temperature globali sui venti anni potrebbe stabilizzarsi sopra i +1,5 gradi. Gli effetti più visibili si manifestano nel bacino del Mediterraneo, con siccità sempre più lunghe alternate a piogge torrenziali e fenomeni estremi, insieme allo scioglimento accelerato dei ghiacciai.
Buontempo sottolinea come questi eventi non siano semplici anomalie climatiche, ma sintomi di una trasformazione globale senza precedenti, probabilmente le più intense degli ultimi centomila anni.
Secondo il climatologo, l’Europa può giocare un ruolo decisivo in questa fase critica. La linea politica degli Stati Uniti, con l’uscita dall’Accordo di Parigi e la riduzione del 25% dei finanziamenti alla NASA e alla NOAA, ha limitato le capacità di monitoraggio globale del clima. In questo contesto, Copernicus rappresenta uno dei programmi satellitari più avanzati e completi disponibili, offrendo al Vecchio Continente l’opportunità di diventare protagonista nella raccolta dei dati climatici e nelle previsioni meteorologiche su scala globale.
Buontempo evidenzia che l’Europa possiede competenze tecniche e infrastrutture altamente sviluppate: la sfida ora è politica, ma se ci sarà la volontà, il continente ha tutte le capacità per guidare la lotta ai cambiamenti climatici. Il climatologo lancia un messaggio chiaro: siamo ancora in tempo per agire, ma ogni ritardo aumenta il livello di rischio che la società e il pianeta devono affrontare. Il percorso verso la neutralità climatica e la riduzione drastica delle emissioni non è solo una questione ambientale, ma anche di sicurezza globale, sviluppo sostenibile e resilienza economica. L’Europa potrebbe diventare il primo continente a emissioni zero, dimostrando che la combinazione di competenza tecnica e decisione politica può fare la differenza.