Skechers lancia scarpe per bambini con AirTag integrato: sicurezza o inizio del controllo totale?

Skechers lancia scarpe per bambini con vano per AirTag, promettendo più sicurezza, ma solleva dubbi su privacy, fiducia e normalizzazione della sorveglianza nei più piccoli.

Skechers lancia scarpe per bambini con AirTag integrato: sicurezza o inizio del controllo totale?

Skechers ha presentato ufficialmente una nuova linea di scarpe per bambini dotate di uno scomparto dedicato all’Apple AirTag, promettendo maggiore tranquillità ai genitori preoccupati per la sicurezza dei propri figli. Ma dietro quella che a prima vista appare come una comoda innovazione si cela un interrogativo profondo e delicato: si tratta davvero di una misura di protezione oppure si rischia di normalizzare una forma di sorveglianza digitale sistematica e costante sui più piccoli?

Gli AirTag di Apple, inizialmente progettati per ritrovare oggetti smarriti come chiavi, borse e zaini, sono finiti più volte sotto accusa per usi impropri. Tra localizzazioni non autorizzate, casi di stalking e monitoraggi nascosti, il loro potenziale è diventato materia di dibattito pubblico. Ora, con la decisione di integrarli direttamente nelle scarpe dei bambini — nascosti sotto la soletta in un alloggiamento non visibile — Skechers riapre il confronto su etica, privacy e libertà individuale.

L’intento dell’azienda è evidente: offrire ai genitori un modo per sapere in ogni momento dove si trova il proprio figlio, magari durante il tragitto da casa a scuola o mentre gioca al parco. Tuttavia, numerosi esperti in psicologia evolutiva e pedagogia avvertono che un controllo invisibile e continuo può danneggiare il rapporto di fiducia tra adulti e minori. Inoltre, un simile livello di monitoraggio rischia di generare ansia e di ostacolare lo sviluppo dell’autonomia e della responsabilità nei bambini.

Non va sottovalutato nemmeno l’aspetto tecnico: i dispositivi mobili moderni sono in grado di rilevare la presenza di AirTag non autorizzati nelle vicinanze. Questo significa che un estraneo, oppure lo stesso bambino, potrebbe individuare e rimuovere facilmente il localizzatore, rendendo inutile l’intera operazione di tracciamento.

Skechers, però, non sembra voler limitare il progetto ai più piccoli. L’azienda starebbe valutando l’idea di estendere questa tecnologia anche alle calzature per anziani, in particolare per coloro che soffrono di disturbi cognitivi come l’Alzheimer. In questi casi, se inseriti in un contesto regolamentato e con il consenso delle famiglie, gli AirTag potrebbero effettivamente rappresentare un supporto utile e sicuro. Ma il dubbio resta: siamo davvero disposti ad abituarci a un mondo in cui il monitoraggio costante è la norma? La sicurezza dei bambini è senza dubbio una priorità assoluta, ma ciò non dovrebbe mai giustificare la rinuncia alla libertà personale o alla fiducia reciproca. È su questo sottile equilibrio che si gioca il futuro della tecnologia applicata all’infanzia.

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