Marco Mengoni torna al centro dell’attenzione, ma questa volta non per la sua voce straordinaria o per le performance live, bensì per le scelte di stile adottate durante il tour “Marco negli Stadi 2025”. Il cantante, noto per la sua continua ricerca artistica e per aver superato da tempo le barriere del conformismo estetico, ha scelto di indossare corpetti e abiti trasparenti sul palco, scatenando un vero e proprio terremoto mediatico e una pioggia di commenti contrastanti sui social.
Il look curato dallo stilista Nick Cerioni riflette una precisa volontà di mettere in discussione i codici tradizionali legati all’identità di genere e all’immagine maschile. Il corpetto non è qui un semplice capo d’abbigliamento, ma diventa un simbolo di libertà espressiva, una provocazione elegante e consapevole che invita il pubblico a ripensare le convenzioni e a superare i pregiudizi. Mengoni, da sempre sensibile e coerente nelle sue scelte artistiche, si presenta come un artista che sfida le aspettative, abbracciando un’immagine fluida e personale.
Nonostante questo messaggio di apertura e innovazione, le reazioni non si sono fatte attendere. Una parte del pubblico ha accolto con entusiasmo la novità, celebrando il coraggio e l’originalità di Mengoni, mentre un’altra fetta di spettatori, compresi alcuni fan storici, ha espresso perplessità e critiche dure, definendo le sue scelte come una caricatura o accusandolo di “voler fare la donna”.
Commenti di questo tipo tradiscono una difficoltà profonda a confrontarsi con ciò che esce dagli schemi tradizionali, rivelando spesso un disagio verso ogni forma di espressione non conforme ai modelli maschili classici. Quello che emerge con chiarezza è che il vero “tilt” non riguarda l’abbigliamento in sé, ma la rigidità mentale di chi osserva e giudica.
Perché il corpo di un uomo che sceglie di indossare un corpetto provoca ancora così tante reazioni? La risposta si trova forse nella difficoltà di accettare la diversità e nella necessità di mettere a fuoco la propria apertura mentale e culturale. La libertà artistica di Mengoni diventa così uno specchio in cui molti vedono riflessi i propri limiti interiori. Il caso di Mengoni non è isolato. Artisti come Elodie o Alessandra Amoroso hanno recentemente affrontato critiche per le loro scelte visive e personali, dimostrando quanto il pubblico fatichi ancora ad accogliere messaggi di autenticità e cambiamento.