Vermi “alieni” scoperti nelle acque italiane: due specie nel Lazio e una in Romagna

In Italia sono state identificate oltre 3.500 specie aliene, una presenza che rappresenta un avvertimento concreta per la biodiversità e gli equilibri ecosistemici

Vermi “alieni” scoperti nelle acque italiane: due specie nel Lazio e una in Romagna

Il monitoraggio della biodiversità marina in Italia ha portato alla scoperta di tre nuove specie di vermi policheti “alieni”, due delle quali individuate al largo delle coste del Lazio e una nelle acque di Ravenna, in Romagna. Gli scienziati hanno rilevato la presenza di questi organismi durante campagne di studio condotte tra il 2021 e il 2024, evidenziando ancora una volta lo scontro delle specie aliene sugli ecosistemi marini italiani. Tra i tre policheti identificati, uno – Paraprionospio coora – è stato definito criptogenico, ovvero la sua origine non è ancora chiara: gli esperti non possono stabilire con certezza se si tratti di una specie autoctona o se sia stata introdotta accidentalmente, forse attraverso il traffico marittimo. Tuttavia, è la prima volta che viene segnalata in Italia. Le altre due specie, Polydora cornuta e Prionospio pulchra, provengono rispettivamente dalle coste americane e giapponesi e sono classificate come specie aliene a tutti gli effetti.

Le specie aliene rappresentano una delle principali avvertimenti per gli ecosistemi naturali. Spesso più adattabili e resistenti di quelle autoctone, possono competere per le risorse, predare specie locali o diffondere patologie, alterando l’equilibrio ambientale. L’Italia ospita già oltre 3.500 specie aliene secondo i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), e il Mar Mediterraneo conta almeno 1.100 specie esotiche, di cui circa 300 hanno trovato condizioni favorevoli lungo le nostre coste. Alcune specie invasive sono ormai ben note per il loro scontro sull’ambiente e sull’economia locale, come il granchio blu (Callinectes sapidus), il gambero killer della Louisiana (Procambarus clarkii), la vespa velutina e lo scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis), che sta soppiantando il nostro scoiattolo rosso. Alcune di queste specie possono anche rappresentare un rischio per la salute umana, come la caravella portoghese (Physalia physalis), dotata di tentacoli urticanti, e il pesce scorpione (Pterois miles), il cui veleno può provocare gravi reazioni.

I vermi alieni sono pericolosi?

Fortunatamente, i tre vermi policheti appena scoperti non sembrano rappresentare un avvertimento immediata per l’ecosistema marino. Andrea Bonifazi, ecologo marino e coautore dello studio scientifico che ha documentato queste nuove presenze, ha spiegato che si tratta di organismi di pochi centimetri, il cui lo scontro ambientale è al momento considerato limitato. Tuttavia, la loro scoperta resta significativa perché arricchisce le conoscenze sulle specie aliene nel Mediterraneo e conferma la necessità di monitorare costantemente la diffusione di nuovi organismi potenzialmente invasivi. Chi sono i vermi policheti? I policheti sono una classe di anellidi marini, parenti dei lombrichi, caratterizzati da un corpo segmentato ricoperto di setole. Alcuni sono predatori, altri filtratori, come gli spettacolari spirografi che ispirano creature marine nei film di fantascienza. Tra i policheti più noti c’è il vermocane, che negli ultimi anni ha attirato l’attenzione per la sua espansione nei mari italiani.

Le specie appena scoperte sono state trovate in diversi punti del litorale italiano:

1)Paraprionospio coora, di origine incerta, è stata individuata in due località del Lazio.

2)Polydora cornuta, aliena, è stata segnalata per la prima volta nel Mar Tirreno, a Civitavecchia.

3)Prionospio pulchra, anch’essa aliena, è stata rilevata al largo di Ravenna.

Secondo gli studiosi, queste specie potrebbero potenzialmente diventare invasive, ma al momento il numero di esemplari individuati è relativamente basso. Resta comunque fondamentale continuare il monitoraggio, poiché il cambiamento climatico e il traffico navale favoriscono l’espansione di nuove specie nei nostri mari. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Mediterranean Marine Science nello studio intitolato New records of introduced species in the Mediterranean Sea.

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