Enrico Rizzi, leader noto nel panorama animalista italiano, si racconta in un’intervista esclusiva dopo la recente chiusura del profilo TikTok di Carmela Febbraro, meglio conosciuta come la “pescivendola più bella d’Italia”. Un evento che ha acceso il dibattito pubblico grazie al servizio de Le Iene, trasmesso il 15 dicembre 2024, in cui l’attivista ha denunciato pubblicamente i contenuti condivisi dalla giovane influencer di Casoria.
La denuncia: contenuti ritenuti crudeli e non etici
Rizzi, accompagnato dall’inviato Filippo Roma, ha fatto visita al negozio della Febbraro, accusandola di maltrattamento animale e di utilizzare animali vivi in video promozionali per sponsorizzare i suoi prodotti. Secondo Rizzi, tali pratiche non solo rappresentano una forma di crudeltà ma veicolano un messaggio degradante, specialmente per i più giovani che seguono la creator. Con oltre 250.000 follower su TikTok, Carmela Febbraro era diventata un fenomeno virale grazie ai suoi balli e ai contenuti che combinavano tradizioni locali e promozione del pesce fresco. Tuttavia, per l’attivista, alcune pratiche mostrate nei video erano inaccettabili: “È un esempio lampante di sopraffazione dell’uomo sugli animali”, ha dichiarato.
La dinamica dello scontro
Durante l’incontro presso il negozio, la situazione è rapidamente degenerata. Dopo un tentativo iniziale di dialogo, Rizzi si è trovato di fronte a un’accoglienza tutt’altro che pacifica. “Sono stato invitato a uscire in modo brusco e il tono si è alzato rapidamente”, racconta. L’arrivo dei carabinieri non è bastato a calmare gli animi, ma il risultato sperato da Rizzi è stato comunque raggiunto: TikTok ha rimosso il profilo della pescivendola, ritenendo che i suoi contenuti violassero le linee guida della piattaforma.
Chi è Enrico Rizzi
Nato a Trapani nel 1989, Enrico Rizzi ha dedicato la sua vita alla tutela dei diritti animali. Attivista da oltre 15 anni, ha condotto numerose manifestazioni contro la zoomafia, le corse illegali di cavalli e i scontri tra cani, vivendo sotto tutela dello Stato dal 2016 a causa delle dure accuse ricevute. Tra le sue azioni più emblematiche, Rizzi ricorda un intervento in Sicilia per fermare una festa di paese in cui un’oca veniva appesa a testa in giù. “Quello è stato uno dei successi di cui vado più fiero”, spiega. La sua dedizione gli è valsa critiche e scontri, ma anche il riconoscimento di chi lo considera un paladino della causa animalista.
La chiusura del profilo
Rizzi spiega che il risultato ottenuto con TikTok va oltre la semplice difesa degli animali: “Eliminare quei contenuti è una questione di civiltà. Non possiamo permettere che su una piattaforma così popolare, frequentata soprattutto da giovanissimi, si normalizzi la violenza sugli animali”. Ha descritto la procedura seguita per la segnalazione: “TikTok ha regole chiare. Ho inviato una descrizione dettagliata spiegando il tipo di maltrattamenti e la piattaforma ha risposto in meno di dodici ore, confermando che quei video violavano gli standard della community”.
I riscontri positivi
Contrariamente a quanto accade spesso nei casi legati alla tutela degli animali, Rizzi ha ricevuto un grande supporto dal pubblico: “Molti mi hanno scritto per ringraziarmi. Alcuni mi hanno persino detto di aver deciso di diventare vegetariani o vegani dopo aver visto il servizio. È una vittoria non solo per gli animali, ma anche per la sensibilizzazione delle persone”.
Un esempio per il futuro
Questa vicenda, conclude Rizzi, rappresenta un primo passo verso una maggiore consapevolezza su come gli animali siano trattati nei contenuti digitali: “Spero che episodi come questo possano generare un circolo virtuoso. È fondamentale che tutti comprendano che la spettacolarizzazione della sofferenza animale non è accettabile, né nella realtà né sui social”. Enrico Rizzi continua la sua lotta con determinazione, convinto che ogni piccola vittoria sia un passo verso un mondo più giusto per tutte le specie.