I materiali a contatto con gli alimenti, come contenitori, stoviglie e imballaggi di plastica, carta e cartone, contengono sostanze chimiche che possono contaminare cibi e bevande, molte delle quali sono collegate a gravi rischi per la salute, incluso la neoplasia al seno. Secondo una nuova ricerca, sono circa 200 le sostanze potenzialmente cancerogene per il seno presenti in questi materiali, e forti prove indicano che decine di queste sono rilevabili praticamente in ogni organo e tessuto del corpo umano.
Tali sostanze possono innescare processi infiammazione, interferire con funzioni vitali e, come dimostrato da un numero crescente di studi, avviare il processo di carcinogenesi mammaria. L’accumulo di queste sostanze potrebbe contribuire a spiegare l’aumento dei casi di neoplasia al seno tra le donne sotto i 50 anni, un fenomeno preoccupante che non può essere attribuito unicamente a fattori genetici o a stili di vita come l’obesità, il consumo di alcol, una dieta scorretta e il fumo.
Gli autori dello studio hanno sottolineato che l’impatto delle sostanze chimiche presenti nei materiali a contatto con gli alimenti è ancora poco studiato. Attraverso un’analisi condotta dal Silent Spring Institute di Newton, nel Massachusetts, e il database del Food Packaging Forum sulle sostanze chimiche migranti dai materiali a contatto con gli alimenti (chiamate FCCmigex), i ricercatori hanno identificato 189 sostanze collegate alla neoplasia al seno, presenti in imballaggi di plastica, carta e cartone. Di queste, 143 si trovano nella plastica e 89 nella carta o nel cartone.
Tra le sostanze chimiche più preoccupanti, 76 sono sospetti cancerogeni mammari, e ben 61 di esse provengono da materiali plastici, suggerendo che la popolazione mondiale è costantemente esposta a queste sostanze nocive attraverso l’alimentazione.Tra le sostanze chimiche individuate ci sono il benzene, noto cancerogeno collegato alla neoplasia al seno negli animali e negli esseri umani; la 4,4′metilenbis(2 cloroanilina), un probabile cancerogeno collegato alla neoplasia alla vescica; la 2,4-toluendiammina, legata alla neoplasia al seno negli animali; e la 3,3′dimetilbenzidina e la o-toluidina, coloranti utilizzati nella produzione di plastica e carta.
Altri composti presenti includono bisfenoli, ftalati e sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS), tutte associate a numerosi problemi di salute, compreso la neoplasia. La ricerca, pubblicata su Frontiers in Toxicology, ha utilizzato esperimenti che imitano le condizioni reali per testare la migrazione di queste sostanze dagli imballaggi agli alimenti.
Gli autori dello studio sottolineano che l’esposizione cronica della popolazione a questi potenziali cancerogeni mammari attraverso i materiali a contatto con gli alimenti rappresenta una norma pericolosa, ma al tempo stesso una grande opportunità di prevenzione. Ridurre l’uso di sostanze chimiche pericolose nei materiali che vengono a contatto con gli alimenti potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella riduzione dei rischi legati alla neoplasia al seno e merita molta più attenzione da parte della comunità scientifica e delle autorità regolatorie.