Un team di ricerca internazionale ha sviluppato un innovativo test sperimentale che potrebbe sconvolgere la diagnosi del morbo di Alzheimer. Questo esame è in grado di rilevare il malanno prima che si manifestino i sintomi tipici, come la perdita di memoria o il declino cognitivo, offrendo così una preziosa opportunità per intervenire precocemente. Ciò che rende unico questo test è il suo approccio basato sulla geochimica, una tecnica utilizzata comunemente nello studio dei meteoriti e delle scienze planetarie. In particolare, si concentra sull’analisi degli isotopi di potassio presenti nel siero sanguigno.
Questo metodo rappresenta una svolta, poiché la diagnosi precoce dell’Alzheimer è fondamentale per poter intervenire con terapie che rallentino il decorso del malanno. Uno degli aspetti chiave del nuovo esame risiede nel fatto che analizza composti inorganici nel sangue, più precisamente gli isotopi del potassio. I ricercatori hanno scoperto che le persone affette da Alzheimer presentano alterazioni nei rapporti di questi isotopi, un fenomeno legato all’espulsione di potassio dal cervello e al conseguente aumento di potassio sierico nel sangue.
Questi cambiamenti possono essere rilevati attraverso specifici strumenti di laboratorio, permettendo ai medici di individuare del malanno in una fase preclinica, cioè prima che si manifestino i sintomi evidenti. Il test è stato sviluppato da un gruppo di scienziati australiani dell’Università di Melbourne e del Laboratorio di Geochimica “IsoTropics” dell’Università James Cook, in collaborazione con l’Istituto Paris Globe Physics dell’Università Paris Cité. Sotto la guida del dottor Brandon Mahan, i ricercatori hanno condotto lo studio su venti persone, dieci delle quali già affette da Alzheimer e dieci sane. Confrontando i livelli di un isotopo specifico, il δ 41 K, tra i due gruppi, hanno osservato che i pazienti con Alzheimer avevano valori significativamente inferiori.
Questo ha portato alla conclusione che tale isotopo potrebbe fungere da biomarcatore per una diagnosi precoce.Attualmente, il morbo di Alzheimer viene diagnosticato attraverso una combinazione di test cognitivi, comportamentali e neurologici, che spesso rilevano il malanno quando i sintomi sono già evidenti. Tuttavia, vari studi stanno esplorando modi per identificare l’Alzheimer in anticipo, anche fino a 18 anni prima dell’insorgenza dei sintomi, come dimostrato da una recente ricerca cinese. Questo nuovo esame basato sugli isotopi del potassio potrebbe fornire un approccio alternativo e meno afflusso rispetto agli attuali metodi di diagnosi, che spesso richiedono esami complessi come l’analisi del liquido cerebrospinale.
Un vantaggio significativo di questo test è la sua stabilità: a differenza dei biomarcatori proteici che possono deteriorarsi durante la conservazione, gli isotopi inorganici rimangono stabili, rendendo l’analisi più affidabile e facilmente scalabile. “Il nostro test minimamente invasivo valuta i livelli relativi di isotopi di potassio nel siero del sungue umano e mostra il potenziale per diagnosticare l’Alzheimer prima che il declino cognitivo o altri sintomi diventino evidenti“, ha dichiarato il dottor Mahan, sottolineando l’importanza della diagnosi precoce per ridurre il malanno. L’Alzheimer è la principale causa di demenza a livello globale, con oltre 30 milioni di persone colpite secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Sebbene non esista ancora una cura definitiva, alcuni farmaci, come il Donanemab recentemente approvato, hanno dimostrato di rallentare la progressione del malanno se somministrati in una fase iniziale.
Il Donanemab agisce sulle placche di beta-amiloide, accumuli proteici associati al declino cognitivo, riducendo la progressione della demenza fino al 40%. È quindi fondamentale sviluppare test diagnostici che permettano di individuare il malanno il prima possibile, e il test basato sugli isotopi del potassio potrebbe diventare una cosa preziosa. I dettagli della ricerca, intitolata “Stable potassium isotope ratios in human blood serum towards biomarker development in Alzheimer’s disease”, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Metallomics.