Il legame tra l’uso dei cellulari e il rischio di neoplasia al cervello

Dopo anni di studi e preoccupazioni, l'OMS ha concluso che l’esposizione alle onde radio generate dalla tecnologia wireless non rappresenta un pericolo per la salute umana.

Il legame tra l’uso dei cellulari e il rischio di neoplasia al cervello

Non stare troppo al telefono che ti fa male“. Chi è nato negli anni ’90 se lo sarà sentito ripetere dai propri genitori decine di volte. A quei tempi, i timori non erano del tutto infondati, poiché i primi studi sull’uso dei cellulari suggerivano potenziali rischi per la salute. Tuttavia, oggi la scienza ha fatto chiarezza: non esiste alcuna correlazione tra le onde radio emesse dai cellulari e il rischio di sviluppare tumori al cervello o alla testa. La conferma arriva direttamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha recentemente concluso la più ampia revisione mai condotta sull’argomento.

Questo lavoro ha coinvolto un team di ricercatori dell’Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency (ARPANSA), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Environment International. Lo studio ha preso in esame oltre 5.000 ricerche pubblicate tra il 1994 e il 2022. Tra queste, 63 sono state selezionate per l’analisi finale, ritenute le più affidabili dal punto di vista scientifico. Il professor Ken Karipidis, autore principale dello studio, ha definito questa revisione come “la valutazione più completa e aggiornata delle prove fino ad oggi disponibili“. Il dibattito sui possibili rischi legati all’uso dei cellulari dura da decenni.

Alcuni studi iniziali avevano suggerito che l’esposizione prolungata alle onde radio potesse aumentare il rischio di tumori cerebrali, basandosi su osservazioni di persone malate confrontate con individui sani. Tuttavia, secondo Karipidis, questi studi possono essere di parte perché le persone affette da tumori potrebbero aver sopravvalutato l’uso del cellulare rispetto alla realtà, compromettendo l’affidabilità dei dati raccolti. La revisione dell’OMS smentisce dunque quanto era stato affermato in passato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sulla neoplasia (IARC). Nel 2013, l’IARC aveva classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF), come quelli emessi dai cellulari, come possibili cancerogeni umani (Gruppo 2B). Tuttavia, questa classificazione si basava su prove limitate e non conclusive.

Il Gruppo 2B include infatti agenti che potrebbero avere un potenziale cancerogeno, ma per i quali mancano evidenze sufficienti per una conferma definitiva. L’obiettivo della maxi-revisione dell’OMS era proprio quello di verificare l’esistenza di una relazione tra l’esposizione alle onde radio e il rischio di tumori cerebrali negli adulti (come gliomi, meningiomi e neuromi acustici), e di altre neoplasie che coinvolgono la testa, incluse quelle che colpiscono le ghiandole salivari e i bambini. Le conclusioni sono rassicuranti: “Questa revisione sistematica degli studi osservazionali umani si basa su un insieme di dati molto più ampio rispetto a quelli utilizzati dalla IARC, includendo anche ricerche più recenti e complete. Pertanto, possiamo affermare con maggiore certezza che l’esposizione alle onde radio dalla tecnologia wireless non rappresenta un pericolo per la salute umana“.

Nonostante queste rassicurazioni, l’OMS e altri enti di salute pubblica raccomandano comunque alcune misure precauzionali, come l’uso di auricolari o il vivavoce, per ridurre ulteriormente l’esposizione alle onde radio, soprattutto per chi utilizza il cellulare per molte ore al giorno. Questi accorgimenti non derivano da preoccupazioni per il rischio di neoplasia, ma per ridurre altri potenziali effetti a lungo termine dell’uso intensivo di dispositivi mobili.

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