Musk e Trump su X: ritardo e polemiche per un’intervista controversa

L'intervista tra Elon Musk e Donald Trump su X è iniziata con un ritardo di 40 minuti, attribuito da Musk a un presunto attacco DDoS, suscitando polemiche e critiche sul ruolo delle normative europee sui contenuti e la libertà di espressione.

Musk e Trump su X: ritardo e polemiche per un’intervista controversa

Il 12 agosto 2024, l’uomo più ricco del mondo, nonchè “padrone di casa“, Elon Musk ha ospitato l’ex presidente Donald Trump su X (precedentemente Twitter) per una lunga conversazione in diretta, trasmessa tramite la funzione Spaces.

Tuttavia, l’evento è stato segnato da un inizio problematico, con un ritardo di 40 minuti rispetto all’orario previsto, inizialmente fissato per le 20:00 ora locale, a causa di problemi tecnici che Musk ha attribuito a un presunto attacco DDoS (Distributed Denial of Service). Sebbene Musk abbia ripetutamente sostenuto che il ritardo fosse causato da un massiccio cyber-attacco mirato a sabotare la trasmissione, un membro dello staff di X ha successivamente dichiarato a The Verge che non ci sono prove concrete a sostegno di tale affermazione.

Secondo questa fonte, la probabilità che Musk abbia mentito sul motivo del malfunzionamento è estremamente alta. Nonostante il ritardo, l’evento ha attirato una vasta audience, con circa 915.000 partecipanti, ben al di sotto del numero di spettatori inizialmente previsto ma comunque rilevante. Durante la chiacchierata di oltre due ore, Trump ha avuto l’opportunità di rilanciare i suoi principali cavalli di battaglia, tra cui la critica feroce contro Kamala Harris (sfidante democratica per la presidenza USA) e il governo Biden, ribadendo le sue posizioni su immigrazione, inflazione e politica estera.

Trump ha descritto Harris come un “radicale di sinistra” e ha sostenuto che la sua amministrazione avrebbe portato gli Stati Uniti verso una catastrofe. Inoltre, ha criticato aspramente l’Unione Europea, accusandola di approfittare degli Stati Uniti nel commercio e di non contribuire adeguatamente alla difesa dell’Ucraina. In merito a Musk, poi, Trump ha caldeggiato l’idea di farlo entrare nel suo prossimo (eventuale) governo stimandone la capacità di tagliatore di teste (i famosi licenziamenti di Twitter). 

Musk, nel frattempo, ha utilizzato l’intervista come una piattaforma per esprimere il suo disappunto verso le normative europee, in particolare il Digital Services Act, che impone restrizioni sui contenuti illeciti e le fake news sui social media. Musk ha bollato la lettera del commissario Ue Thierry Breton come un tentativo di censura e un’invasione negli affari interni degli Stati Uniti.

Questa posizione è stata condivisa da Trump, che ha criticato la presunta intromissione dell’Europa nella politica americana. L’episodio ha scatenato reazioni contrastanti a Bruxelles. La portavoce della Commissione Europea, Arianna Podestà, ha chiarito che la lettera di Breton non era stata coordinata con la presidente Ursula von der Leyen e che non c’era intenzione di interferire con le elezioni americane. Tuttavia, le critiche alla Commissione e a Breton sono continuate, con alcuni politici europei che hanno espresso preoccupazione per le accuse di censura.

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