I cavalli amano correre e se si trovano in gruppo lo fanno ben volentieri, sincronizzando le loro velocità per muoversi rimanendo compatti.
In certi casi vengono organizzate le cosidette “corse a vuoto”, che non prevedono l’ausilio di un fantino, stiamo parlando delle corse a vuoto che si tengono ogni anno a Ronciglione (VT) durante il Palio di San Bartolomeo. Qui, arrivare per primi in una corsa, può essere adirittura uno svantaggio per il cavallo. In natura, infatti, restando in gruppo e mantenendo una velocità costante, gli esemplari non rimangono isolati evitando così il rischio di diventare vittime di qualche predatore.
Per convincere un cavallo a correre più veloce di un’altro è necessario stimolarlo ad andare contro la sua natura selvaggia, ossia aumentarne la velocità e a de-sincronizzarsi dal gruppo.
In un articolo su “The Conversation”, l’esperta di comportamento equino Cathrynne Henshall, docente alla Charles Sturt University di Bathuhrst, Australia, dichiara che in una gara la performance di un cavallo è dovuta esclusivamente dal fantino, il cavallo non è quindi consapevole nel trovarsi nel bel mezzo di una gara, mirando alla propria vittoria.
L’esperta continua spiegando che, l’utilizzo del frustino viene utilizzato con tanta più frequenza quanto più un esemplare è vicino al traguardo, mentre all’inizio della corsa è nell’interesse del fantino assecondare il cavallo nel mantenere la stessa velocità degli altri esemplari. Quindi più si avvicina alla fine della corsa, più è necessario l’intervento dell’uomo, per spezzare il suo equilibrio.
In sintesi, è altamente probabile che i cavalli non padroneggino alcun concetto di gara e non sappiano che stanno partecipando ad una corsa, competitiva. La loro capacità di giungere alla vittoria, dipende da diversi fattori, quali indole e capacità fisiche degli equini, la sua socialità, addestrabilità e la competenza del fantino.
A prescindere che siano consapevoli o meno, abbiamo bisogno che continuino a gareggiare solo per il nostro divertimento?