Nel novembre del 2022, l’uomo in questione aveva fatto richiesta, e ottenuto l’approvazione, per prendere alcuni giorni di congedo allo scopo di prendersi cura della propria figlia. Questo periodo di assenza dal lavoro aveva lo scopo di permettere alla sua consorte di riprendere le proprie attività professionali, concluso il periodo di maternità.
Tuttavia, verso metà dicembre, la situazione ha preso una piega inaspettata quando l’uomo ha ricevuto una contestazione disciplinare dalla sua azienda. La contestazione puntava il dito su presunti comportamenti ritenuti incompatibili con le motivazioni dichiarate per il congedo.
L’accusa mossa nei confronti dell’uomo derivava specificamente dal fatto che aveva dedicato parte del suo tempo di congedo per accompagnare e successivamente andare a riprendere la figlia dal nido, inserendo in questo tragitto anche una breve pausa al bar. Questa azione, apparentemente innocua e parte di una routine familiare, non è stata tuttavia vista di buon occhio dall’azienda.
La società ha interpretato tale comportamento come non conforme agli standard e alle aspettative legate al congedo parentale, considerandolo un utilizzo improprio del tempo autorizzato per la cura diretta del bambino.
L’avvocato Nunzia Parra ha avanzato un’interpretazione innovativa, facendo leva su un’analisi combinata del Jobs Act insieme al testo unico sulla tutela e il sostegno della maternità e della paternità.
Appello al Tribunale
In base al decreto legislativo n. 151 del 2001, il padre, dalla nascita della figlia, ha il diritto di usufruire di un periodo di congedo parentale, che può essere sia continuativo che frazionato, ma che non deve superare i sei mesi complessivi. Il giudice Giampaolo Cervelli, appartenente alla sezione Lavoro del tribunale civile di Perugia, ha tuttavia interpretato in modo specifico l’uso del congedo parentale, evidenziando che esso dovrebbe essere dedicato esclusivamente a compiti necessari per la cura della famiglia e dei figli.
Questo include attività come il riordino della casa e la preparazione dei pasti, con un occhio di riguardo anche all’agevolazione della madre che si appresta a riprendere il proprio lavoro. Di fronte a questa sentenza, l’operaio ora si trova di fronte a una decisione importante: valutare se fare ritorno al suo posto di lavoro presso l’azienda o se optare per convertire il reintegro in un indennizzo economico, equivalente a quindici mensilità.