La voglia affermare il proprio stile. Il desiderio di essere sempre al passo con la moda. La tendenza a cambiare come la muta di un serpente, perché sì, con quel nuovo paio di jeans lì, con quel paio di décolleté nuove mi sentirò ammirata, desiderata. La mia giornata si colorerà di tinte vivaci.
E le aziende Fast Fashion lo sanno, conoscono i tuoi sentimenti, si nutrono di essi e grazie a sofisticati algoritmi ti fanno comparire davanti agli occhi esattamente quello a cui stai pensando. Come una fata turchina apparsa da una favola oscura che con un giro magico di bacchetta riempie il tuo armadio di tutti gli abiti che desideri a un costo davvero irrisorio per le tue tasche.
Ma qual è il prezzo che paga l’ambiente?
I colossi di fast fashion, in primis Shein, stanno creando città fantasma nel deserto del Cile o nelle spiagge del Ghana. Città fatte solo da silenzio, odore acre di rifiuti e montagne di vestiti. Montagne sempre più alte e numerose, costantemente alimentati dagli scarti dell’industria tessile.
Vediamo qui i tre principali motivi:
- Le collezioni di aziende come Zara e HM vengono rinnovate ogni due settimane. Shein riesce a produrre e mettere in commercio nuovi capi nel giro di 3 giorni. Insomma, il vecchio deve far posto al nuovo alla velocità della luce. Risultato? Tutto l’invenduto (si parla di tonnellate di capi ogni giorno) viene bruciato o gettato in queste discariche fantasma, in quanto per l’85% dei capi non è riciclabile.
- I capi fast fashion sono concepiti per costare poco e durare ancor meno, appena una manciata di lavaggi. Dopodiché sono da gettare nella spazzatura perché troppo sgualciti e rovinati.
- I resi difficilmente vengono rimessi in compravendita quando un capo costa solo pochi euro, il controllo di qualità diventa più dispendioso di prendere il tuo abito reso e gettarlo direttamente in discarica.
Ma anche il processo produttivo dell’industria fast fashion è altamente inquinante:
- è responsabile per 20% dell’inquinamento globale delle acque potabili
- mette in circolazione 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari (“europarl.europa.eu”)
- immette nell’aria il 10% delle emissioni globali di anidride carbonica.
Combattere il Fast Fashion con l’arma del minimalismo
Essere sostenibili si può grazie al cosiddetta “Moda Minimalista”, una corrente di pensiero che sta spopolando sui social e che ti insegna a come vivere meglio con meno vestiti, attraverso un processo di decluttering del tuo armadio per mantenere solo i capi che ti valorizzano e ti fanno stare bene nella tua pelle. Il Guardaroba Capsula consiste in un limitato insieme di capi must have, combinabili facilmente tra loro perché solitamente di colori neutri, e facilmente declinabili in base al contesto d’uso.
In parole povere il guardaroba capsula ti permette di evitare le interminabili ricerche mattutine dell’outfit perfetto seguito dal classico dramma esistenziale “Non ho mai niente da mettermi”.
E non scordiamoci del Second Hand
Acquistare un capo di seconda mano si riduce l’impatto dell’industria del fast fashion sull’ambiente (basti pensare che secondo WRAMP lo spreco idrico si riduce dal 20% al 30% quando la vita del capo viene allungata di 9 mesi). La nemesi del Fast Fashion sono aziende come Vintend, che danno la possibilità di mettere in vendita i propri abiti nel giro di pochi click, ed aquisitare con altettanta facilità.
Il tuo armadio di ritroverà così ricco di capi di qualità, pezzi unici che valorizzano la tua figura e rendono il tuo stile unico e irripetibile. E l’ambiente ti ringrazierà.