Barbie diventa protagonista della ‘Doll Therapy’ per le malate di Alzheimer

La bambola più iconica del mondo è entrata nelle stanze di una Rsa pugliese dove è stato sperimentato con successo un laboratorio di intervento non farmacologico

Barbie diventa protagonista della ‘Doll Therapy’ per le malate di Alzheimer

La Barbieterapia per le malate di Alzheimer: la sperimentazione è stata condotta con successo all’interno di una Rsa pugliese, la San Raffaele di Campi Salentina, ed ha portato la Barbie, la bambola più iconica del mondo nelle stanze della residenza per anziani nell’ambito di un laboratorio di Doll Therapy.

Il progetto prevede l’attivazione di relazioni anche manipolatorie e di cura attraverso le bambole. Alle pazienti è stato chiesto tra tutte quelle a disposizione nella struttura di sceglierne una durante il laboratorio. Ebbene: i risultati per le pazienti che avevano scelto Barbie hanno fatto capitolo a sé, diversi da quelli riscossi dalle altre ‘colleghe’ inanimate. 

Le signore che hanno seguito il progetto con Barbie, infatti, hanno iniziato a relazionarvisi come se fossero d’un tratto tornate ragazzine: le pettinature, gli abiti in miniatura da scegliere e cambiare con un occhio al glamour, le conversazioni con la bambola biondissima che ha segnato il gioco di generazioni di bambine e bambini.

Questo tipo di attività, rivolte alle persone con demenza, rientrano nel quadro degli interventi non farmacologici, trattamenti a valenza terapeutica ma senza l’impiego dei medicinali. Come la Pet therapy, ad esempio, o la musicoterapia, o la terapia occupazionale.

L’obiettivo della terapia delle bambole è quello di attutire le disfunzioni del comportamento, del tono dell’umore o del sonno attivando con la capacità relazionale anche il rilassamento e l’affiorare delle emozioni. Non solo, perché una bambola come Barbie può facilitare più di altre l’evocazione del vissuto, con ripercussioni positive sulla memoria legate al riaffiorare di esperienze o anche – e soprattutto – di abilità passate.

Tramite questo tipo di attività si possono ricucire smagliature nelle competenze emotive, sociali e relazionali dell’anziano o del paziente comunque affetto da demenza, rallentandone la caduta lungo il piano inclinato del declino cognitivo.

Esiste una bambola terapeutica per eccellenza: è nata in a fine anni ’90 in Svezia ed ha forma e peso studiati appositamente per stimolare l’empatia. Sono state ideate da una psicoterapeuta, Britt Marie Egedius Jakobsson, e si sono presto diffuse. Si chiamano bambole Joyk. Sì, ma vuoi mettere la Barbie?

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