Ormai per molti i reality show sono praticamente l’unico modo per cercare di ottenere una seconda chance e quindi rilanciare la loro carriera. Per ogni edizione infatti numerosi personaggi famosi, un po’ scomparsi sia dal piccolo schermo che dal cinema, si candidano pubblicamente e non solo per essere chiamati da questi programmi.
In questa lista però non ritroviamo Claudio Lippi. Il conduttore, nonostante abbia avuto una notevole carriera lavorando in trasmissioni del calibro de “Il pranzo è servito”, “Sette e mezzo” e l’indimenticabile “Mai dire gol” con la Gialappa’s Band, purtroppo non riesce più a trovare spazio nei palinsesti televisivi da molti anni.
L’intervista a Claudio Lippi
Intercettato dai microfoni del “Corriere della Sera“, Claudio Lippi con un pizzico di dispiacere rivela di non essere preso in considerazione, sia da Mediaset che dalla Rai, da ormai 16 anni, precisamente da quando decise di lasciare “Buona domenica” nel 2006, dopo sole 5 puntate, per divergenze con gli autori, in particolare con il capoprogetto Cesare Lanza, e i vertici Mediaset, spiegando successivamente di condividere ben poco il nuovo percorso intrapreso dal programma, condotto da Paola Perego, troppo incentrato sulla volgarità e al trash.
Proprio per questo motivo, oltre a quelli di salute, Lippi afferma di aver rifiutato di far parte dei reality show: “Proposte che ho rifiutato? L’isola dei famosi e il Grande Fratello. Ma mi creda, non è finto snobismo e nemmeno vuol dire che io non abbia bisogno di soldi, anzi. È semplice coerenza: vado ogni tanto in qualche talk show e mi fa piacere, ma non mi si può chiedere di entrare in quelle dinamiche dove le liti, le riconciliazioni, i dissidi sono fatti per fare spettacolo. Senza contare che io ho quattro bypass“.
Parla poi dei suoi tempi e di come si viveva il mondo dello spettacolo: “Quando ho cominciato io a fare la televisione, cioè negli anni Settanta, c’era un concetto molto definito del talento. Qualcosa da affinare, difendere, conservare, accrescere, anche tramandare, perché no. Uno dei miei padri è stato Modugno, per esempio. Vianello lo considero un fratello maggiore. Da Corrado ho imparato l’ironia raffinata: io lo guardavo, studiavo per ore le sue parole, il suo modo di porsi. E quel talento diventava materia preziosa: ascolti o non ascolti, format o non format”.