Facebook, di nuovo ai ferri corti con le istituzioni europee, ma anche col mondo accademico, ha annunciato una serie di iniziative in vista delle prossime presidenziali USA, ed in merito allo smart working dei propri lavoratori. Sul versante pratico, la holding di Menlo Park si appresta a lanciare una versione castrata di Facebook Gaming per iOS, ed “E,gg”, un editor mobile per creativi.
Di recente, mutuando al ribasso un’idea di Twitter (che ha optato per una soluzione “a tempo indefinito”), Mark Zuckerberg aveva dichiarato che, per i prossimi 5 o 10 anni, almeno metà dei suoi dipendenti avrebbe potuto lavorare da casa in smart working, anche per questioni di sicurezza. Una prima concretizzazione di tale decisione si è avuta, riporta la CNN, nelle scorse ore quando il portavoce della holding, Nneka Norville, ha spiegato come, sino al Luglio del 2021, sarà offerto ai dipendenti di Facebook di poter lavorare da casa con, in più, un bonus di 1.000 dollari per coprire eventuali “esigenze di home office” (es. connettività, computer, etc).
A causa dell’emergenza coronavirus, oltre allo smart working, vi è stato l’incremento dell’e-commerce. A tal proposito, da Ottobre e per 12 settimane, Facebook metterà a disposizione, oltre a situazioni di mentoring, dei corsi gratuiti sul tema, condotti da esperti sul settore, che copriranno diversi argomenti, come il personalizzare il catalogo sfruttando l’intelligenza artificiale, o l’impiegare la realtà aumentata per rendere più immersiva l’esperienza d’acquisto (es. per provare a distanza i prodotti). Gli slot disponibili sono 30, per altrettante start-up, con la facoltà di prenotarsi per l’iniziativa sin da ora, e non oltre il 31 Agosto, all’apposita pagina (facebookacceleratorcommerce.splashthat.com/).
Il prossimo Novembre, negli USA si terranno le elezioni presidenziali per le quali, causa coronavirus, in molti stati verrà adottato lo universal mail-in voting (il voto per posta): a tal proposito Zuckerberg ha spiegato che verrà redatto un vademecum, che spiegherà all’audience del social come si voterà in questo caso, anche per preparare gli utenti al fatto che, per la prima volta, l’esito delle consultazioni non sarà quasi immediato, ma richiederà giorni, e forse settimane, per essere reso noto, senza che ciò costituisca un qualcosa di illegale o anomalo. In più, il CEO ha spiegato che, in attesa di condividere i risultati definitivi basandosi sui dati delle agenzie stampa, verrà stilato un nuovo regolamento in merito ai post politici che riguardino gli esiti non definitivi delle elezioni, con particolare focus sugli “annunci prematuri di vittoria“.
Passando a iniziative più concrete, Facebook si appresta a varare, in forma di app per iOS e Android, la piattaforma sperimentale (non per nulla creata dall’NPE team) “E.gg” (/e.gg/) che, come un mini laboratorio di design online, permetterà di creare romanzi, collage, film, siti web, album, mixando, su tele vuote o canvas, elementi multimediali (riposizionabili, ridimensionabili, riutilizzabili come gli audio in TikTok), e testi (formattabili, negli stili, nel colore e dimensione dei caratteri), con una spiccata tendenza ai colori kitsch degli anni ’90. Le creazioni, al pari dei profili degli autori, saranno sfogliabili come fossero dei magazine: per il momento, è possibile prenotarsi (lasciando la propria mail) in modo da poter essere tra i primi adopters dell’iniziativa che, ora, è ancora un test aperto a pochi utenti.
A quanto pare, il punto 4.7 della policy dell’Apple Store ha colpito, oltre a Google Stadia e Project xCloud, anche Menlo Park che, pur di vedersi pubblicare Facebook Gaming nello store di iOS, ha dovuto rimuovervi la sezione dei mini-giochi, presente su Android, ancorché poco usata, per allestire una versione rimaneggiata dello spin-off, che permetterà solamente di seguire i propri streamers preferiti, come confermato dalla COO (chief operating officer) di Facebook, Sheryl Sandberg.
Come spesso avviene, è impossibile che manchino elementi polemici, quando si tratta di Facebook. Di recente, un sondaggio condotto dall’australiana Edith Cowan University su un campione di 1.130 persone tra USA, Europa, e Australia, ha evidenziato come non vi sia fiducia nei social, e in particolare in Facebook (68%) e Instagram (65%), per il modo in cui gestiscono i dati personali, tanto che per solo il 14% l’home banking sarebbe fonte di preoccupazione.
Oltre che con gli studiosi australiani, i contrasti sono emersi anche con le istituzioni europee. La Commissione UE sta indagando Facebook per presunte pratiche anti-concorrenziali nel modo in cui acquisisce e tratta i dati degli utenti: per portare avanti le sue indagini, tale ente ha chiesto documenti in cui sono contenute 2.500 espressioni degne di attenzione, tra cui “shut down”, “big question”, e “not got for us”. Facebook, promettendo comunque l’accesso a centinaia di migliaia di documenti, ha fatto ricorso, adducendo motivi di privacy visto che richiedere una tale mole indiscriminata di documenti, oltre che inutile, metterebbe in pericolo i dati sensibili dei suoi dipendenti e della società stessa.