Un nuovo studio, condotto da un gruppo di ricercatori della Ohio State University (Stati Uniti) e pubblicato sulla rivista scientifica “Science Advances”, ha dimostrato che l’utilizzo di sigarette elettroniche potrebbe favorire l’insorgenza di parodontite. La parodontite o malattia parodontale è un’infiammazione che colpisce i tessuti di sostegno del dente, tra cui gengive, legamento parodontale, osso alveolare e cemento radicolare, chiamati collettivamente parodonto.
Questa patologia colpisce oltre 5 milioni di italiani, è provocata dalla placca batterica sottogengivale ed è caratterizzata da infezioni che, nei casi più gravi, conducono ad un danno osseo permanente o addirittura alla perdita di denti. Spesso la parodontite è correlata con malattie sistemiche gravi, come il diabete e le malattie cardiovascolari. Per arrivare a questa conclusione i ricercatori, coordinati da Purnima Kumar, hanno preso in considerazione un campione costituito da 123 individui giovani, sani e privi di parodontite.
Di questi, 25 erano fumatori, 25 erano non fumatori, 20 fumatori di sigarette elettroniche, 25 ex-fumatori passati alle e-cig e 28 erano fumatori che utilizzano anche sigarette elettroniche. I ricercatori hanno prelevato campioni di placca dalla bocca dei partecipanti allo studio, osservando che le gengive dei fumatori di sigarette elettroniche manifestavano una risposta immuno-infiammatoria piuttosto elevata.
Si sono osservate inoltre anche cambiamenti nella composizione della flora batterica orale, in favore di batteri parodonto-patogeni, caratteristici della parodontite grave. Dall’analisi è anche emerso che i cambiamenti nel microambiente della bocca dipendono non tanto dalle concentrazioni di nicotina usate, quanto dalle sostanze presenti nei liquidi delle e-cig.
Nicola Marco Sforza, presidente della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, ha commentato: “Il fumo delle sigarette elettroniche di fatto produce gli stessi effetti sulla risposta infiammatoria e sull’equilibrio del microbiota orale di quello tradizionale, rappresentando pertanto un fattore di rischio indipendente per la parodontite. Naturalmente sono necessari ulteriori studi longitudinali per confermare i risultati di questo studio”.