Secondo il popolo ucraino interpellato per l’occasione, ad una ragazza che riesce ad ottenere in modo meritato ed onesto un titolo di miss a ben quattro anni dalla nascita del suo primogenito, dovrebbe essere dato un premio particolare ed invece a Veronika Didusenko – i giudici della gara – hanno tolto la fascia di “Miss Ucraina“, la quale le avrebbe dato il diritto a partecipare a Miss Mondo.
Purtroppo, l’anacronistico fattaccio accaduto alla Miss, ha portato la fascia alla seconda qualificata al concorso ucraino, ma Veronika non si è arresa affatto ed ha intentato tramite il suo avvocato di fiducia un’azione legale contro il concorso in questione. Come viene riportato sulla rivista “Io Donna“, la bellissima mamma di 24 anni, è stata incoronata Miss Ucraina nel 2018, riconoscimento questo che le avrebbe permesso di gareggiare ad uno dei concorsi di bellezza più ambiti, quello di Miss Mondo.
In un secondo momento la Didusenko è stata squalificata con una motivazione che ha lasciato tutti quanti allibiti: esclusa dalla competizione dopo che i giudici del concorso hanno scoperto che è divorziata e mamma di un bambino di circa 4 anni. I giudici stessi, interpellati in un secondo momento dall’organizzazione del concorso di bellezza, hanno spiegato che il problema non sarebbe tanto il suo status di madre, quanto piuttosto l’avere mentito all’atto dell’iscrizione andando contro il regolamento che, anacronisticamente, vieta di partecipare a chi ha figli.
Sono state molto numerose le critiche e le polemiche da parte di tutti coloro che ritengono assurdo come una mamma divorziata dal marito non debba avere il diritto di partecipare a Miss Ucraina. Da qui il sostegno di moltissime persone per l’azione legale della ex miss che sta diventando portavoce di tutte le donne escluse dal mondo dei concorsi di bellezza solo perché mamme o divorziate.
Veronika Didusenko ha affermato ai microfoni della rivista che l’ha intervistata: “Non rivoglio indietro la corona, ma voglio che siano cambiate le regole della competizione. La società è cambiata. Queste regole rappresentano una politica sistemica, diffusa ed internazionale che si traduce in una discriminazione su larga scala in molti paesi europei“.