Giornata piuttosto vivace per Facebook, quella della terza domenica di Settembre, con diverse novità che hanno coinvolto la nota piattaforma social in tema di progetti hardware, modifica alle policy, pubblic relations istituzionali, e cattiva gestione dei brand sulle pagine business.
Era l’Ottobre del 2018, quando Facebook varò i suoi smart display Portal per consentire lo streaming video da Facebook, la riproduzione musicale anche con Spotify e, soprattutto, le videochiamate via Messenger con i propri contatti. Secondo il portale Variety, che ha fatto affidamento su fonti a conoscenza dei piani del social (che non si è pronunciato in merito), presto, in autunno, (come già ipotizzato ad Agosto) arriverà un nuovo dispositivo proprio nella categoria Portal, per competere con i dongle di Roku e Amazon.
Detta dell’intenzione di Menlo Park di aggiornare i vecchi Portal, magari con l’arrivo dello streaming, o con versioni dotate di uno switch hardware (e non via clip aggiuntiva) per “accecare”, se del caso, in ottica privacy, la webcam, l’inedito “Portal TV” dovrebbe essere montato, via attacco, sulla parte alta della TV, in modo da consentire le videochiamate (con supporto agli effetti della realtà aumentata) tramite una videocamera integrata, con vivavoce garantito da un altoparlante interno, previsto per supportare la tecnologia di cancellazione dell’eco (considerando anche la scarsa qualità di quelli nativi delle TV).
Tramite dei microfoni a lunga gittata, dovrebbe anche essere possibile ricorrere ai comandi vocali in stanze molto ampie mentre, in ambito software, sarebbe quasi sicuro l’utilizzo di una versione modificata di Android TV, così da spinare la strada ai creatori di contenuti che si sono già attrezzati per il robottino verde, e considerando che l’OS googleiano è già alla base dei vecchi Portal, e dei visori Oculus.
In merito ai contenuti, Variety si è detta certa del fatto che Menlo Park abbia già sviluppato delle trattative in merito, per delle esclusive, con HBO, Disney e Netflix, sebbene non sia noto lo stato di avanzamento degli accordi.
Sempre in tema di progetti per il futuro, Facebook è consapevole che molti degli utenti dei suoi servizi abitano in India e, per tale motivo, ha avviato un giro promozionale nell’immenso paese asiatico, ove la partecipazione del portavoce Nick Clegg (ex liberaldemocratico inglese) all’Express Adda tenutosi a Delhi ha inteso tranquillizzare le locali autorità circa la collaborazione di Menlo Park in tema di sicurezza (con accesso ai dati di WhatsApp qualora necessario in ottica anti-terrorismo e anti criminalità) con l’invito, però, a spingere per un web aperto, rinunciando alla pretesa di server locali sulla base di principi simili al Cloud Act americano (accesso ai dati, da parte delle autorità, a prescindere dal luogo in cui essi siano fisicamente stoccati).
Sicuramente, poi, qualcosa andrà fatto, secondo uno studio di Mochen Yang, ricercatore presso l’università del Minnesota, per i circa 60 milioni di pagine aziendali (dato del 2017) presenti sul social che, a quanto pare, sarebbero fustigate da post negativi, con un rapporto di 2 a 1 rispetto a quelli positivi, per lo più dedicati a osservazioni sulla qualità o la prezzistica, spesso in grado di generare altrettanti commenti negativi, oltre che molti più mi piace dei contenuti neutri.
Abbandonando il futuro per presente, Facebook ha già riservato una novità di rilievo i propri user, proprio nel momento in cui calava la mannaia su diversi profili di estrema destra ascrivibili al movimento CasaPound o al partito Forza Nuova: si tratta della revisione della sua policy (in sostanza per quel che si può o meno pubblicare), annunciata dalla responsabile Monika Bickert, sulla base di 4 principi, volti a tutelare la dignità delle persone (che, uguali per diritti, non possono essere degradate), così come la loro sicurezza (no alle azioni intimidatorie di chi mette a tacere o esclude il prossimo) e privacy (in modo che ci si senta liberi di esprimersi), senza dimenticare l’autenticità dei contenuti (evitando che si presenti se stesso o quel che si fa in modo non autentico).