Come ampiamente preannunciato nelle scorse settimane, quando si parlava di semplici sigle (HLK-AL00 e HLK-TL00), nel corso di un evento tenutosi in Cina, sono stati ufficializzati i nuovi smartphone Honor 9X e Honor 9X Pro, con i quali la casa madre Huawei porta specifiche premium all’interno della fascia media, ormai sempre più di alto profilo.
Honor 9X (erede dell’Honor 8X) e 9X Pro (163.1 x 77.2 x 8.8 mm, per 206 grammi), in termini di design, adottano ambedue un frontale con cornici esili su 3 dei 4 lati del perimetro, che circonda il rilassante (poca luce blu, come dimostrato dalla certificazione TUV Rheinland) display LCD IPS da 6.59 pollici con risoluzione FullHD+ ( 2340 x 1080 pixel, in virtù dell’aspect ratio a 19.5:9), lasciando in vista solo un marginalissimo mento: il tutto, grazie allo sloggiamento dello scanner biometrico in una posizione laterale, ed all’occultamento della selfiecamera in uno slot a pop-up.
Posteriormente, i dispositivi antepongono il normale nero (Magic Night Black) a colorazioni cangianti contraddistinte da un riflesso luminoso a forma di X (Phantom Red, Phantom Blue nel 9X, solo Phantom Purple nel 9X Pro). In basso è presente la porta USB Type-C per la ricarica a 5V/2A (simile per velocità al Quick Charge 1.0).
Passando alle specifiche computazionali, gli elementi comuni tra Honor 9X (già pre-oordinabile, ma disponibile in Cina dal 30 Luglio) e Honor 9X Pro (disponibile dal 9 Agosto) sono costituiti dal chip octacore (2.27 GHz, processo costruttivo a 7 nanometri) Kirin 810, assemblato dalla controllata HiSilicon in coppia con la GPU ARM Mali-G52 MP6, e paragonabile, per prestazioni, allo Snapdragon 730 del chipmaker rivale Qualcomm. La variante Pro, questa una prima differenza sostanziale, mette in campo anche un sistema di dissipazione termica a liquido (sebbene XDA developer propenda per una vapor chamber), onde contenere l’incremento prestazionale logico messo in campo (+162% rispetto al Kirin 710) anche dall’arrivo di un’inedita NPU (neural processit unit) con la DaVinci architecture.
In termini mnemonici, fermo restando l’espandibilità dello spazio d’archiviazione di ulteriori 512 GB via microSD, le combinazioni di RAM e storage (UFS 2.1) prevedono, nell’Honor 9X, 64 GB di ROM abbinati a 4 (circa 181 euro o 1.399 yuan) o 6 GB (207 euro, o 1.599 yuan) di RAM, o 128 GB appaiati a 6 GB (246 euro, o 1.899 yuan) mentre, nel 9X Pro, la RAM è solo da 8 GB, accoppiata di volta in volta a 128 (pressappoco 285 euro, o 2.199 yuan) o 256 GB (311 euro, o 2.399 yuan) di archiviazione fisica locale.
Ad energizzare tale settore interviene, in ambedue i modelli, Honor 9X e Honor 9X Pro, una batteria da 4.000 mAh, coadiuvata lato software da Android Pie 9.0 sotto interfaccia EMUI 9.1.1, accreditata di una buona autonomia nonostante il setting di connettività comprenda praticamente tutto (Dual SIM con chiamate 4G VoLTE, Bluetooth 5.0 LE, Wi-Fi ac dual band, GPS con Glonass, e jack da 3.5 mm), a parte il modulo NFC.
Passando al lato multimediale degli Honor 9X e 9X Pro, ambedue implementano una selfiecamera a scomparsa, da 16 megapixel (f/2.2) mentre una differenza, tangibile, emerge nel retro, ove figura una multicamera ad allineamento verticale, posta sulla sinistra: il 9X ha “solo” una dual camera, da 48 (con pixel binning, f/1.8) + 2 (profondità) megapixel, col il terzo posto nel semaforo occupato dal Flash LED, mentre il 9X Pro ha una tripla fotocamera, in cui il medesimo sensore da 48 è separato da quello da 2 megapixel mediante un sensore intermedio, grandangolare, da 8 megapixel (in conseguenza di ciò, il Flash LED viene spostato appena sotto l’ellisse del semaforo).